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Ne colpiscono milioni per «educarne» uno

Pasticcio del governo sulla norma fiscale. Il premier, dopo le proteste dei compagni, rinnega se stesso

Ne colpiscono milioni per «educarne» uno

Avviso per i lettori. Parlo a titolo personale e non interpreto altro pensiero all'infuori del mio. Infatti, nonostante paghi una quantità impressionante di tributi, non mi posso definire un tributarista: sono soltanto un contribuente, incavolato come tutti per il dissanguamento subìto. Pertanto non entro nel merito della norma della discordia ossia quella passata in Consiglio dei ministri e poi congelata dal presidente del medesimo Consiglio, perché considerata favorevole a Silvio Berlusconi. Si tratta della non punibilità in sede penale di coloro i quali evadono meno del 3 per cento delle imposte sui redditi. Regola giusta o sbagliata? Non è questo il punto che ci sta a cuore; lasciamo giudicare ai tecnici.

Però ci domandiamo se sia lecito che un governo, in cui figurano specialisti autentici o presunti tali, approvi un provvedimento di natura fiscale - delicato per definizione - e subito se lo rimangi non perché palesemente iniquo, bensì perché forse agevolerebbe (il che non è accertato) un personaggio politico di rilievo e decisivo per la sopravvivenza dell'attuale maggioranza. Matteo Renzi, senza menare il can per l'aia, si è invero addossato ogni responsabilità: sono stato io - ha detto - a incardinare la norma oggetto di polemiche.

Finalmente - abbiamo pensato - ce n'è uno col coraggio di esporre la faccia. Illusione. Difatti, il premier, non appena si è trovato davanti alle proteste dei suoi compagni, ha fatto macchina indietro, rinviando ogni decisione a data da destinarsi, dopo l'elezione del nuovo capo dello Stato. In sostanza ha rinnegato se stesso. Riflessione: se ritiene sacrosanto il provvedimento contestato, egli è obbligato a ribadire l'intenzione di trascinarlo in porto; se, viceversa, è convinto di aver commesso una topica, lo dica chiaramente, si scusi, si batta pubblicamente il petto e ne paghi le conseguenze politiche. Non è corretto che si nasconda dietro a un dito e rimandi sine die la soluzione del problema, confidando nella cattiva memoria degli italiani. I quali in realtà desiderano sapere se la legge in questione è stata scritta per soccorrere i cittadini alle prese con tasse assurde oppure per altri oscuri motivi.

Caro Renzi, scenda dalla pianta. Nel primo caso non c'è ragione che lei rinunci a un buon proposito per assecondare i suoi critici; nel secondo caso, vada a ramengo e ci spieghi altresì cosa le è saltato in mente allorché ha deliberatamente calpestato la buccia di banana. Non esiste una terza via. Per adesso trionfa il dubbio che in questo Paese non si legiferi in base alle necessità di rimediare a determinate storture, ma si proceda solamente se non c'è il pericolo di avvantaggiare Berlusconi.

Il nostro timore è che anche Renzi, come tanti suoi accoliti, smentendo la teoria evoluzionistica, pur di non essere accusato di promuovere iniziative ad personam , non si vergogni di agire contra personam . Precipitare da una schifezza a un'altra più grave non è lodevole.

Andare contro milioni di connazionali per punirne uno è un atto criminale.

 

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