Politica

Neanche il cancro piega Pannella

Il leader radicale è un esempio di astuzia politica e generosità: per questo facciamo tutti il tifo per lui

Neanche il cancro piega Pannella

Marco Pannella, 84 anni, inventore dei radicali, promotore dei diritti civili, unico politico italiano con un medagliere davvero importante, è un miracolo che sia ancora vivo. Chiunque avesse condotto un'esistenza come la sua - sregolata e un po' folle - sarebbe al cimitero da un pezzo. Lui è ancora qui, tenuto in piedi dall'adrenalina. Nonostante due cancri - al polmone e al fegato - eccolo in trincea a combattere, stavolta per proteggere i carcerati maltrattati e torturati da uno Stato criminale e privo di dignità.

Ha vinto tante battaglie - dal divorzio all'aborto - e non è stanco di prendere pesci in faccia dagli avversari, il più gentile dei quali lo sfotte per la sua stravaganza e il suo anticonformismo. Egli persegue con ostinazione i propri scopi, non demorde: la sfida è il suo mestiere. Non si preoccupa di apparire, in molte occasioni, uno zimbello. Se si incammina lungo una strada, non si ferma finché non ha raggiunto il traguardo. Ricordo il caso di Enzo Tortora. Il quale, se non ci fosse stato Pannella, sarebbe andato all'altro mondo quando era dietro le sbarre. Marco fu il primo politico - e l'unico - a credere nell'innocenza del personaggio televisivo dal momento in cui questi fu arrestato, umiliato, condannato in primo grado a 10 anni di reclusione, accusato di essere un seminatore di morte.

I radicali possono anche risultare antipatici per vari motivi: sono esagerati, settari, provocatori e chi più ne ha più ne metta. Ma il capo con la rosa in pugno è stato ed è un protagonista: non ci fosse stato lui il Palazzo odorerebbe ancora di incenso e sarebbe schiavo di un conformismo deprimente. Marco ha sparigliato i giochi. Ha difeso le donne, gli omosessuali, gli ultimi. E lo ha fatto per spirito libertario e liberale, trascurando i propri personali interessi. I presidenti della Repubblica che abbiamo avuto in tanti anni di democrazia formale (e scassata) non hanno avuto l'ardire di nominarlo senatore a vita per meriti speciali a tutti noti. Hanno regalato il seggio a molti cani e a qualche porco, tranne a chi sarebbe spettato per aver fatto e non solo parlato, Pannella e Oriana Fallaci, le cui opere di alto livello spiccano e luccicano.

Giorgio Napolitano è stato capace nel giro di alcuni giorni di regalare lo scranno senatoriale a Mario Monti. Non solo. Per sovrammercato ha issato il professore bocconiano al vertice di Palazzo Chigi. Ma a Marco ha negato il privilegio di restare in Parlamento sino al termine dei suoi giorni. Che tristezza. Che orrore. Che ingiustizia. La biografia del vecchio leader è troppo ricca per essere riassunta in un articolo; inoltre sono convinto che i lettori meno giovani la conoscano perfettamente.

Pannella è stato a lungo redattore del Giorno , un quotidiano che negli anni Sessanta minacciava di rubare il primato delle vendite e della qualità al Corriere della Sera . Poi il nostro si è buttato in politica senza mai tradire idee liberali, opposte a quelle retrive della Democrazia cristiana e dei partiti che componevano la coalizione all'epoca maggioritaria. Non si è mai venduto alle convenienze, a costo di commettere parecchi errori strategici; soprattutto ha trascurato la propria persona, infilando una serie di digiuni e di manifestazioni faticose (e talvolta inutili, per non dire dannose) che lo hanno prostrato. Scioperi della fame e della sete in quantità tale da annoiare il pubblico, che a un certo punto non ha più fatto caso ai sacrifici di Marco, liquidandoli così: solite pannellate. Purtroppo la ripetitività di un'azione ne riduce la forza e l'impatto drammatico.

Al di là di questo, Pannella è un esempio di correttezza e coerenza nel mondo politico, sempre più squalificato, sempre più disprezzato dagli italiani. Dal punto di vista umano il leader radicale è un campione di generosità condita con un'astuzia sorprendente. Ovviamente gli auguriamo di superare le difficoltà di salute che lo tormentano; egli sappia che gli saremo vicini e faremo il tifo per lui, affinché continui con la sua figura imponente a rammentare ai suoi colleghi che la politica è un mezzo e non un fine, un servizio e non un lucro, e che un parlamentare che non si spende per gli elettori, ma solo per se stesso, è un parassita indegno di passare alla storia. Al massimo passerà alla barzelletta.

Vedere Pannella ammaccato che continua con foga a battersi e non molla, suscita in noi ammirazione e commozione.

Coraggio, Marco, non è finita.

 

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