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Conte ora pensa ai soldi: a rischio il contratto di Grillo

Tra scissioni e le elezioni del 25 settembre, il numero dei parlamentari grillini rischia un pesante ridimensionamento. E questo potrebbe innescare una serie di conseguenze (anche economiche) nel partito

Conte ora pensa ai soldi: a rischio il contratto di Grillo

In vista di un pesante ridimensionamento numerico che, scissioni a parte, sarà determinato in via definitiva dall'esito della prossima tornata elettorale, nel Movimento 5 Stelle c'è già chi inizia a fare i conti e ad ipotizzare un qualche sacrificio o taglio delle spese.

Escludendo già dal computo gli ex grillini che hanno scelto di seguire Luigi Di Maio, i gruppi parlamentari del M5S potrebbero passare da 158 eletti a circa una quarantina dopo il 25 settembre, o a un numero compreso tra 50-60 nel caso in cui si realizzasse un più che discreto successo alle urne. Una prospettiva del genere avrebbe già portato alcuni a prospettare l'idea di effettuare qualche taglio, a cui non potrebbe sottrarsi neppure il padre putativo del Movimento Beppe Grillo.

I conti

Ogni eletto (deputato o senatore) dovrebbe di norma versare 2.500 euro al mese al partito: di questo denaro 1.000 euro finiscono nelle casse del Movimento, il restante viene devoluto in beneficenza. Nel caso in cui alle prossime politiche si raggiungesse un numero di 40 eletti, ciò significherebbe accumulare circa 480mila euro l'anno. E qui nascono i dubbi relativi alla spartizione interna del "tesoretto". "Può Beppe da solo prendersene più della metà?", si starebbe al momento chiedendo più di qualcuno nel M5S. Il comico genovese non starebbe al momento prendendo in considerazione la rinegoziazione dei propri introiti, vale a dire i 300mila euro pattuiti lo scorso aprile. È vero, tuttavia, che suddetto accordo era stato suggellato in un momento storico in cui il M5S poteva contare su oltre 200 parlamentari, quindi su dei fondi di ben altra consistenza. Un ipotetico pesante ridimensionamento, rispetto all'exploit del 2018, dovrebbe obbligatoriamente portare a rimescolare le carte.

Cosa potrebbe accadere

Ad oggi risultano circa 40 dipendenti a libro paga, tra responsabili delle comunicazioni sui social network, ufficio stampa e gestione video. Una situazione che non potrà restare invariata dopo il 25 settembre. "Ne rimarranno una decina, se va bene 15", ipotizza più di qualcuno all'interno del Movimento. Si aggiunga a ciò che in tanti auspicavano la candidatura di Rocco Casalino al Senato, così da alleggerire il peso dei compensi dell'ex concorrente del Grande Fratello. Il contratto, riferisce a Repubblica uno dei suoi sottoposti,"da solo valeva 3 stipendi dei nostri". Ecco perché, nell'ottica di un imminente ridimensionamento, pur mantenendo le redini della comunicazione del M5S, anche a Casalino potrebbe essere richiesto un "sacrificio" economico.

Chi rischia

Il terremoto elettorale che si profila all'orizzonte fa tremare numerosi grillini, che temono di perdere il posto. Chi non dovrebbe rischiare è il gruppo incaricato di gestire la comunicazione del leader Giuseppe Conte, vale a dire, per l'appunto, Rocco Casalino, la vice Maria Chiara Ricciuti e infine Dario Adamo, che gestiva i social di Conte già quando quest'ultimo sedeva a Palazzo Chigi. Quasi certi di restare al proprio posto, secondo Repubblica, anche i vari 'governativi' grillini, tra cui Giorgio Chiesa (portavoce di Patuanelli), Jacopo Gasparetti e la vice presidente del partito Alessandra Todde. Sono più numerosi, tuttavia, quelli che si sono rassegnati al pensiero di uscire e, presumibilmente, già vagliano a quale porta converrebbe bussare per riciclarsi.

Nei conti del Movimento, infine, non bisogna dimenticare il fatto che una parte dei proventi dovrà essere ridistribuita tra gli ex parlamentari, specie

quelli rimasti appiedati dal limite del doppio mandato. Se per Taverna e Fico già si parla di incarichi retribuiti da svolgere nel Movimento, per Crimi sarebbe invece in programma la gestione della nuova piattaforma SkyVote.

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