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Nelle terre di Mussolini vietato parlare di fascismo

Il comune di Riccione ritira inspiegabilmente i fondi a una rassegna che aveva invitato studiosi come Parlato, Guerri, Mieli e Veneziani

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Notizia: il Fascismo terrorizza anche le amministrazioni di centrodestra. Ciò che è successo al Comune di Riccione rappresenta un precedente inquietante. Intanto, i fatti. Sul suo spazio Facebook Natale Arcuri, detto «Nanà», ma che si firma con lo pseudonimo Alberto Nardelli, che di mestiere fa il pubblicitario a Milano, ma che è salito sul trono delle cronache romagnole perché è la mente di «Noi Riccionesi», il partito al governo nella Perla Verde per tramite di Renata Tosi, una storia politica che passa anche per la Lega, avvisa che «personalmente prendo le distanze» dal ciclo di convegni di storia pensato dal Comune medesimo, attraverso l'Istituzione culturale, presieduta dall'avvocato «Johnny» Bezzi. A Natale Arcuri detto Nanà non piace che a Riccione si parli di fascismo, pare, dacché «il mio profilo culturale e morale. La mia storia e le mie sensibilità non possono accettare di essere, se pur lontanamente, accostate a queste iniziative che si prestano a facili strumentalizzazioni, di per sé, aberranti».

A cosa si riferisce, a un incontro di nostalgici hitleriani? Macché. La rassegna, titolata Riccione fa storia , intende investigare il periodo fascista (gli anni 1935-1940) attraverso eminenti intellettuali, per altro sopra le parti: Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea a Roma; Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani; Paolo Mieli, già direttore de la Stampa e del Corriere della Sera e presidente di RCS Libri; Marcello Veneziani, che tutti sanno chi è.

Insomma, non si tratta certo di camicie nere con l'intento di propagare una rivoluzione reazionaria e mussoliniana. Si dirà, chissenefrega, sono opinioni comuni di un cittadino eccentrico, che forse ha nostalgia del Pcus.

Il Sindaco Renata Tosi, però, la quale, val la pena ricordarlo, guida un'amministrazione di centrodestra con un esponente di Forza Italia come vice, fiera di aver scalzato «i rossi» dopo 70 anni di ininterrotto governo, prende molto sul serio le libere opinioni del compagno Nanà. Così, con una «determina» sospende l'iniziativa «per motivi organizzativi e di programmazione interna», rimandando a casa i relatori in attesa del sol dell'avvenire.

«Non sapevo nulla di questa iniziativa, per questo al momento l'ho bloccata. Nessuno vuole imporre né cancellare iniziative, solo che nella vita bisogna condividere», dice sbrigativamente il Sindaco, che attende il passaggio in Giunta (ieri la Tosi era in gita all'Expo, pare che il «mezzogiorno di fuoco» sia fissato giovedì prossimo) per deliberare se a Riccione sia lecito investigare il fascismo o si debba celebrare il ritorno della censura. Nel frattempo, l'iniziativa è saltata. E forse salterà anche l'intera Istituzione culturale, nonostante il Presidente Bezzi reciti il ruolo del resistente («non mi dimetto. Per il momento»), delegittimata nella sua natura, per altro regolamentata (tra i compiti dell'organo pubblico vi è «l'attività formativa nel campo della cultura», sancita, nei rapporti con l'Amministrazione Comunale, da «reciproca autonomia funzionale e gestionale»).

La questione, però, pare altra, cioè che la cultura, anche quando la Giunta è di centrodestra, è sempre sinistra, non se ne esce. Con il paradosso che quando l'amministrazione è davvero di sinistra, allora del fascismo si può parlare per bene: nel 2009 l'allora Sindaco Massimo Pironi, poi sconfitto dalla Tosi, non si fece problemi nel finanziare con soldi pubblici un libro e una mostra su «Vittorio Mussolini e il Premio Riccione», straordinario studio sul premio cinematografico svoltosi in Riviera nel 1939, per ordine del secondogenito del Duce. Morale: il Sindaco di centrodestra ha ostacolato un gesto culturale, a Riccione non si può indagare il fascismo, se dici Mussolini (che a Riccione faceva le vacanze e in Adriatico si sgranchiva il corpo) ti esiliano. La compagine locale di Forza Italia alza la barricata, annuncia «solidarietà a Johnny Bezzi, di fatto esautorato dal suo ruolo» e promette: «non possiamo che esprimere il nostro consenso a una manifestazione di grandissimo interesse», e ci mancherebbe altro. Resta l'atto d'imperio, degno di una amministrazione «fascistissima».

O stalinista, è lo stesso.

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