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"Nessun antisemitismo, volevo offendere Fiano"

Dopo le polemiche per il suo post contro Fiano, Corsaro spiega: "Usando una sua fotografia, volevo dargli del 'testa di cazzo'". E attacca i "sacerdoti del politicamente corretto"

"Nessun antisemitismo, volevo offendere Fiano"

Nessun intento antisemita nel post pubblicato su facebook contro Emanuele Fiano. Anzi, chi ha sollevato la polemica lo ha fatto in maniera strumentale. Massimo Corsaro, al centro di una dura polemica dopo un post su Facebook, spiega all'agenzia Agi il significato delle proprie parole. L'obiettivo del post era proprio il parlamentare del Pd a cui, spiega l'esponente del gruppo di Fitto, "usando una sua fotografia, volevo dargli del 'testa di cazzo'".

"Sono tristemente dispiaciuto, benché non sorpreso, che sia nata la solita orchestrata speculazione riguardo il mio post sul collega Fiano". Ai microfoni dell'Agi Corsaro, parlamentare di Direzione Italia, si difende dalle accuse: "È fin troppo ovvio che nella mia battuta, certamente, e volutamente, indigesta ai sacerdoti del politicamente corretto... non vi è e non vi può essere alcuna forma né volontà di antisemitismo, o peggio ancora di coinvolgimento della comunità ebraica in un attacco esclusivo, circoscritto alla figura del deputato piddino che - lui sì - maggiore rispetto dovrebbe portare alla storia da cui proviene, evitando di immiserirla in quotidiane speculazioni a uso personale". "E se per davvero qualcuno, in buona fede, ha frainteso la mia espressione, solo verso quel qualcuno mi scuso".

Corsaro di di aver "piuttosto inteso, con un linguaggio 'forte' come - purtroppo o per fortuna - si usa sui social, ed usando una sua fotografia, dargli del 'testa di cazzo'". E rilancia: "Alzi la mano chi non l'ha mai pensato di nessuno". "Ed io lo penso di Fiano, di cui ricordo l'impegno ad impedire che a Milano ogni anno migliaia di giovani si incontrino per commemorare la figura di un diciassettenne, Sergio Ramelli, che adulto non è mai diventato perché suoi sodali politici d'un triste passato gli strapparono la vita a suon di colpi di chiave inglese sulla testa".

"Questo, e nessun altro, il mio intendimento - conclude - alla sinistra che rivolta la frittata per celare gli effetti del suo fallimento culturale, appuntamento nelle sedi politiche per argomentati confronti".

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