Politica estera

Niger, niente resa dei golpisti. Le bandiere russe allo stadio

Scaduto l'ultimatum. L'Ecowas sceglie di rinviare un intervento armato che incendierebbe Sahel e Maghreb

Niger, niente resa dei golpisti. Le bandiere russe allo stadio

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Il 30 luglio, quattro giorni dopo il colpo di Stato in Niger che ha rovesciato Mohamed Bazoum, l'Ecowas ha concesso ai golpisti sette giorni (cioè fino a ieri sera) per rimettere in carica il presidente eletto, pena l'uso della «forza». Ieri a poche ore dalla scadenza dell'ultimatum migliaia di sostenitori dei militari che hanno preso il potere si sono radunati in uno stadio della capitale Niamey per dire no «all'invasione», mentre i golpisti cementano il loro potere. Hanno issato bandiere russe e immagini dei leader del putsch. Lo stadio è il più grande del Niger e intitolato a Seini Kountché, autore del primo colpo di Stato nel Paese del Sahel nel 1974. La struttura da 30 mila posti era quasi piena e l'atmosfera era festosa. Il generale Mohamed Toumba, uno dei leader del colpo di stato, si è rivolto alla folla e ha denunciato coloro che «si nascondono nell'ombra» e che «tramano» contro «la marcia in avanti del Niger». Tutto ciò mentre il sito del New York Times ha scritto che Bazoum «resta bloccato con la sua famiglia nella loro residenza privata senza elettricità né acqua». E ha aggiunto anche che «le guardie del presidente hanno confiscato le schede sim dei suoi cellulari, impedendo a Bazoum di comunicare con il mondo esterno».

A Niamey ieri prevaleva una calma apparente. Anche se cresce la pressione internazionale. Il ministero degli esteri francese ha sottolineato il suo forte sostegno agli sforzi dell'Ecowas per riportare al potere Bazoum. Da parte sua, il consiglio militare golpista ha chiesto aiuto al gruppo russo Wagner. Nella capitale - una roccaforte dell'opposizione al deposto Bazoum molti sperano di evitare la guerra dalle conseguenze devastanti. Ma Jackou, un commerciante di tessuti ha assicurato: «La gente sosterrà i nuovi leader, perché vogliamo il cambiamento».

Il golpe è visto come una liberazione per molti piccoli negozianti di Niamey alle prese con una situazione economica cupa. Il Niger è tra le nazioni più povere del mondo, nonostante produca il 4% della fornitura globale di uranio ed è stato il secondo maggior fornitore di uranio naturale all'Ue lo scorso anno. Dopo dodici anni di potere del Parti nigérien pour la démocratie et le socialisme, il Paese ha una classe politica considerata corrotta. L'esercito nazionale invece ha mantenuto il suo prestigio. Il primo ministro nigerino Ouhoumoudou Mahamadou ha espresso così la sua speranza che si eviti il peggio a Le Monde: «Resto ottimista. Gli ultimi minuti sono cruciali». La soluzione diplomatica non è ancora esclusa, anche perché il sostegno all'intervento mostra già molte crepe. Sono infatti soprattutto gli Stati del Nord a frenare il presidente nigeriano Bola Tinubu nel perseguire la via di un intervento militare contro i golpisti. A dare la notizia è il sito Nigeria Newspapers Online che dà conto della riunione a porte chiuse tenuta sabato dai senatori della Nigeria, Stato federale peso massimo dell'Ecowas con 215 milioni di abitanti, un esercito da 135 mila uomini e un confine di 1.500 chilometri con il Niger. Nel titolare «I senatori, in una seduta burrascosa, respingono l'invasione militare del Niger», il sito scrive che «molti senatori del Nord non erano a favore della richiesta, poiché avrebbe compromesso la pace nella loro regione». La costituzione della Nigeria impone che le forze di sicurezza non possano combattere all'estero senza l'approvazione del Senato, tranne in casi di «rischio o pericolo imminente» per la sicurezza nazionale.

È arrivato poi anche il commento di un altro potenziale alleato, il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.

«Rifiutiamo categoricamente qualsiasi azione militare in Niger». E Tebboune ha poi avvertito: in caso di intervento «l'intero Sahel sarà incendiato». Intanto il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto sapere che «sono rientrati dal Niger 65 militari italiani». Il personale italiano evacuato appartiene al contingente militare della missione Misin. L'aereo è atterrato all'aeroporto di Pratica di Mare con a bordo anche 10 militari dell'esercito statunitense. Ad oggi rimangono a Niamey circa 250 militari italiani. Per la prossima settimana sono stati pianificati ulteriori voli.

Ma adesso tocca all'Ecowas decidere la sua mossa.

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