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Noi obbligati a pagare ogni multa. Marino invece scappa (e ci ricasca)

Il primo cittadino come tutti prende le multe (a Roma le multe sono come le buche, impossibile non prenderle), solo che lui non le paga

Noi obbligati a pagare ogni multa. Marino invece scappa (e ci ricasca)

Ignazio Marino di mestiere fa il primo cittadino. E questo spiega tutto. Dicono: ma che mestiere è? Che fa il primo cittadino a Roma? Quello che fanno gli altri, solo che lui lo fa meglio. Qui, però, su questo meglio bisogna capirsi. Meglio non vuol dire che è più bravo. Meglio vuol dire che la fatica costa meno. Meglio significa che se sbaglia non paga dazio. Meglio è la prova che lui è più furbo. Meglio è fare il finto tonto per non andare alla guerra, quella quotidiana, quella di chi si muove in una città che è un campo minato: buca, buca semplice, buca con acqua, buca con fango. Meglio è sopravvivere sorridendo a una città come Roma. Il segreto è semplice. Il primo cittadino come tutti prende le multe (a Roma le multe sono come le buche, impossibile non prenderle), solo che lui non le paga. E per questo sorride. Non è semplicemente felice. È perfido.

Quel sorriso è una maschera della romanità. Dicono: non è romano. No, ma ha imparato in fretta. È il miles vanaglorioso di Plauto. È Don Pasquale de' Bisognosi. È il peggior Meo Patacca. È un Marchese del Grillo che non ti fa simpatia, perché finge di essere buono, ma il principio attivo è lo stesso. Il Marino che va a caccia di hacker e s'inventa macchinazioni informatiche sotto sotto va sussurrando urbi et orbi: «perché io so' io e voi non siete...». Allora meglio il Grillo, che è carogna dentro e fuori, carogna manifesta. Ride e non sorride.

Marino disegna trappole sulla città, ribalta di notte i sensi unici, spande a macchia d'olio isole pedonali, dipinge di blu le ultime strisce bianche, manda in giro orde affamate di ausiliari della sosta, gioca con la Ztl dei varchi attivi o non attivi, tanto a lui « che gli frega »: il primo cittadino passa e va. E parcheggia dove vuole. Il primo cittadino è al di sopra di ogni contravvenzione. E la consorte idem, spettegolano. È un gioco di finzioni. Marino con il suo passo stralunato e la stretta di mano da uomo della strada sembra uno di noi. È goffo. Si finge goffo. S'inventa burino. È il povero carbonaio con la faccia di Sordi, ma quando è il momento di pagare, zac, scatta il Marchese. È questo l'inganno del primo cittadino. Non uno come noi. Ma uno prima, sopra, di noi. Marino ti dice: figliolo fai come me, vai in bicicletta. Vai in bicicletta sui sette colli che almeno dimagrisci. Vai in bicicletta partendo da Tor Sapienza. Vai in bicicletta aspettando la linea C. Solo che poi si scopre che la bicicletta di Ignazio primo cittadino è «assistita». È una bicicletta a motore, una bicicletta oltretutto con la scorta e costa almeno 2000 euro. Furbo, lui.

Tu hai preso più multe di Ignazio Marino e te le ricordi una a una, pagate con il sudore della fronte, senza perdono, senza la possibilità di sfuggire allo sguardo onnisciente dello Stato burocrate. I bollettini non si possono dimenticare o nascondere. Le cartelle esattoriali ti inseguono come un vecchio frac sulla riva di un fiume. C'è chi chiede prestiti settennali in banca per scontare i suoi peccati nel traffico. Se non paghi ti fermano l'auto, ti pignorano la vita, ti sbattono l'ipoteca sulla casa con la stessa facilità con cui si gioca a Monopoli. Ti multano in auto, ti multano in motorino, ti multano con le multe degli altri, ti multano con le multe fantasma. La religione della multa fa della tua vita un purgatorio da scontare in terra. Peccatore, certo. Ma peccatore di una religione che se cammini o se respiri rischi comunque il peccato. Il consiglio è stare fermi, immobili, come un semaforo, ma forse ti multano anche così. E il sommo sacerdote di questa religione è proprio lui, Ignazio Marino il primo cittadino. Ma se il sindaco non paga allora tutti liberi.

Esattore, stai lontano da questa porta.

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