Politica

« Non c'è più il voto d'opinione Preso il 20% porta a porta»

La capolista di Fi record di preferenze: «Fatto un buon lavoro di squadra, qui ha vinto il centrodestra unito»

Giannino della Frattina

Milano Onorevole Mariastella Gelmini, con 12mila preferenze è lei il candidato più votato a Milano.

«Il tema non sono le preferenze. La domanda esatta è perché a Milano Forza Italia ha superato il 20 per cento, mentre altrove si è fermata al 4».

Qualcuno aveva contestato la scelta di mettere lei, vice capogruppo di Fi alla Camera, come capolista alle elezioni comunali.

«Oggi non c'è più un voto di opinione. I voti bisogna andarseli a prendere uno per uno. Le assicuro che è stata una fatica terribile».

Un leader populista come Matteo Salvini si è fermato a 8mila preferenze. Piuttosto lontano.

«Non mi interessano affatto i derby all'interno del centrodestra».

Spieghi allora come si fa a portare il partito di Berlusconi che in molti davano già per morto, a quasi doppiare la Lega. E a Milano.

«Gli altri hanno pochi candidati con molte preferenza e gli altri molto staccati. In Fi oltre a me c'è Tatarella che ne ha prese 5.500, De Chirico e Silvia Sardone sulle 3mila».

Tutti giovani. Dice che proprio a Milano avete creato una buona classe dirigente per il futuro?

«Mi sembra evidente anche solo leggendo i numeri».

Rivincita della politica classica?

«Serve anche la società civile. E, infatti, in lista con noi c'è il direttore di Tempi Luigi Amicone oltre 1.500 voti, i commercialisti di Pagliuca, i tassisti di Boccalini, gli sportivi con Daniele Massaro. Almeno venti candidati hanno preso molte preferenze».

A Roma è stata una Caporetto.

«A Roma c'è stato un incidente di percorso, dimostrazione che si perde se il centrodestra non va unito».

Ma la Meloni ha comunque preso molti più voti di Marchini.

«Stimo molto Giorgia Meloni, ma a cambiare le carte in tavola è stata lei e non certo Berlusconi».

Sarà difficile ricucire?

«Solo un incidente, ora dobbiamo andare avanti».

Uniti?

«Assolutamente uniti. La Lega senza Fi non vale nulla e anche Fi senza la Lega. E poi servono Fratelli d'Italia e Area popolare. Dobbiamo essere uniti».

Ha sentito Berlusconi dopo il risultato di Milano?

«Era felicissimo. Davvero felice».

Altro?

«Ora c'è questo piccolo stop al san Raffaele, ma mi ha già detto che si butterà nella campagna elettorale per far vincere Stefano Parisi».

Se il premier Matteo Renzi perde Milano, il governo traballa.

«Non facciamo l'errore di considerare Milano una questione nazionale. Noi dobbiamo vincere per far star meglio i milanesi».

Però per Renzi sarebbe una bella botta. Anche penando al referendum d'autunno: ha detto che se perde lascerà la politica.

«Diciamo che se perde a Milano sarà in difficoltà».

Si è comunque già passati da 9 Municipi a zero per il centrosinistra a 5 a 4 per il centrodestra.

«Straordinario. Soprattutto perché abbiamo vinto le periferie, dove la gente sta male e ha bocciato la sinistra del sindaco Pisapia che ha completamente fallito».

Ora come pensate di battere Sala?

«Con un candidato credibile come Parisi e una squadra forte in campo».

Puntate più sui voti dei «grillini» o sul 46 per cento degli astenuti?

«Credo poco agli accordi di partito, noi torniamo immediatamente a parlare con i milanesi».

In tanti non hanno votato.

«C'è sempre più diffidenza verso la politica.

Basta comizi nei teatri, andiamo a cercare i voti nei mercati».

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