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Non c'è solo il Pnrr: l'emergenza idrica apre un altro solco tra Lega e Fdi

Salvini rivendica la guida, Lollobrigida guarda al commissario di Chigi. Salta la conferenza stampa annunciata da Musumeci. L'accusa: "In Lombardia Carroccio diviso, Fontana tace"

Non c'è solo il Pnrr: l'emergenza idrica apre un altro solco tra Lega e Fdi

L'ennesima conferenza stampa prima annunciata e infine cancellata è il termometro di una tensione tra Fdi e Lega che, ogni giorno che passa, si muove sempre meno sottotraccia. Ancora una volta, infatti, il Consiglio dei ministri sul tavolo il contrasto alla siccità, le assunzioni nella pubblica amministrazione e il ddl concorrenza si conclude senza il consueto punto stampa, come invece era prassi accadesse con i governi precedenti.

Non certo una novità per l'esecutivo in carica, anche se questa volta ad annunciare l'appuntamento è il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci. Che, proprio mentre entra a Palazzo Chigi, liquida i cronisti che gli chiedono un commento sul decreto siccità con poche, eloquenti, parole: «Ne parliamo dopo in conferenza stampa». Che, spiegano a stretto giro in quel di Chigi, seguirà il Consiglio dei ministri e a cui parteciperanno lo stesso Musumeci e il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Invece niente. Parlerà solo Giorgia Meloni. Con un post su Facebook, come vuole quella dottrina-Casalino che ha guidato abilmente la comunicazione del Conte 1 e Conte 2. Mentre Matteo Salvini dirà la sua con una serie di post via whatsapp nelle chat riservate ai giornalisti di agenzie, tv e quotidiani.

Nessun confronto diretto e nessuna domanda. Perché oggi la comunicazione soprattutto se non convergente si fa solo con i social. Ed è lì che si scaricano ben più comodamente che in una conferenza stampa le distanze. Nello specifico, quelle tra Fdi e Lega che ieri hanno caratterizzato il via libera al decreto siccità. Con una corsa inattesa tra il vicepremier Matteo Salvini e il ministro Lollobrigida a intestarsi la paternità del provvedimento.

Il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture, spiegano i suoi, «guiderà la cabina di regia sulla crisi idrica». Ma, fanno presente da Fdi, «sarà il presidente del Consiglio a indicare il commissario del governo contro la siccità». E, dunque, un commissario per l'emergenza (che rimarrà in carica fino al 31 dicembre di quest'anno, con possibilità di rinnovo) ci sarà come voleva il Carroccio. Ma il suo nome, «previa delibera del Consiglio dei ministri», lo indicherà Meloni. La soluzione è di quelle da vecchia Dc, tutti dentro e tutti contenti. Anche se il braccio di ferro per quanto sottotraccia non è passato inosservato. Non solo la conferenza stampa saltata come ha certificato Musumeci ma pure la corsa a intestarsi il risultato da parte di Salvini. Che ieri sottolineava la «piena soddisfazione» del Mit perché «in sei mesi il ministero guidato dal leader del Carroccio ha conquistato un ruolo centrale».

In Fdi la vedono così fino a un certo punto, tanto che racconta un ministro la «corsa di Salvini a mettere il cappello sulla cabina di regia per l'emergenza siccità stride con il silenzio della Lega Lombarda sul punto». Insomma, è la linea di un plenipotenziario di Meloni, Salvini ha «un problema interno» se in una delle regioni che più soffrono la crisi idrica nel suo partito non c'è nessuno che lo appoggi (occhi puntati sul silenzio del governatore lombardo, Attilio Fontana).

Insomma, l'emergenza siccità è l'ennesimo motivo di tensione tra Meloni e Salvini. Senza scontri diretti o conflitti eclatanti. Il canovaccio, d'altra parte, è lo stesso del Pnrr, forse il fronte più delicato per il governo di qui ai prossimi mesi. Niente attacchi diretti, ma solo guerriglia nella palude. Con la Lega che non perde l'occasione per dare gomitate al governo, ben consapevole che se saltasse il Recovery l'esecutivo di Meloni non potrebbe che deragliare.

Anche se è del tutto evidente che, in uno scenario del genere, difficilmente il Carroccio riuscirebbe a smarcarsi dall'eventuale caduta.

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