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"Non mi interessano le battaglie ideologiche ma solo la Sardegna"

Il candidato del centrodestra replica alle accuse di "fascismo" della concorrente Todde (M5s)

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Paolo Truzzu si sente sicuro del fatto suo e evita accuratamente di far scadere il discorso sulle polemiche politiche. Sembrano non riguardarlo. Sta girando in lungo e in largo l'isola per discutere con amministratori locali e i rappresentanti delle categorie per fare il punto sullo stato di salute della Sardegna e per mettere a fuoco il programma sul quale il sindaco di Cagliari, domenica, scommetterà la sua elezione a presidente della Regione. Domani pomeriggio si terrà l'evento di chiusura della campagna elettorale alla Fiera di Cagliari (ore 16.30) con i leader della colazione Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Sindaco Truzzu, la sua antagonista, la grillina Alessandra Todde, ha detto che la resistenza antifascista inizia dalla Sardegna.

«Piacerà agli altri fare campagne elettorali contro. A me tutto questo non interessa. Ho accettato la candidatura perché voglio darmi da fare per la mia Regione, non per governare contro qualcuno. Quello di cui non hanno bisogno gli italiani e i sardi sono proprio queste polemiche».

Ha paura di un'etichetta tanto scomoda?

«Rappresento una coalizione democratica. Del resto per me parlano i fatti. Ho governato Cagliari per cinque anni. Governiamo tante regioni e tanti comuni. E non c'è da nessuna parte un pericolo di crisi democratica».

Recentemente gli è stato chiesto se si definisse «antifascista» e la sua risposta è stata: «Non mi piace essere anti qualcosa o qualcuno». Conferma?

«Confermo. Non siamo stati chiamati a fare battaglie ideologiche ma a risolvere i problemi dei residenti della Sardegna».

La Todde parla di un governo di fascisti. Lei invece cosa pensa dell'esecutivo?

«Il governo sta lavorando bene seppur in un contesto internazionale a dir poco difficile. Sappiamo qual è la situazione dei conti pubblici italiani. Però il governo ha dimostrato soprattutto grande attenzione per le fasce produttive che sono quelle che ci consentono di andare avanti e creare occupazione».

La sua candidatura all'inizio sembrava uno strappo, rompendo una consuetudine del centrodestra, ovvero candidare il governatore uscente. Sente il peso di questo cambio?

«Sento il peso della responsabilità, come l'ho sempre sentito per tutte le mie candidature passate. Sento il peso delle responsabilità cui sono chiamato ma sono sereno perché rappresento qualcosa che è comunque più grande di me».

A proposito di coalizione, Salvini ha detto che il voto di domenica non è un voto solo un voto per la regione ma una sfida diretta tra Lega e 5s.

«Penso che l'errore più grande che possano fare i sardi sia quello di consegnare la Sardegna all'ideologia dei Cinquestelle. Non la considero comunque una sfida nazionale. A me interessa il futuro dei sardi».

Conte e la Schlein saliranno insieme sullo stesso palco per la Todde. Questa ritrovata unità del centrosinistra la preoccupa?

«Secondo me è un'unità di facciata. Nelle realtà dei fatti sono divisi su tutto».

Mi dica un elemento di continuità e uno di discontinuità con il governo Solinas.

«Grazie a Solinas la Sardegna è stata la prima regione a portare avanti una concreta politica per la natalità. Con ottimi risultati. E intendo andare avanti su questa strada. Come discontinuità segnalo soltanto il mio approccio alla campagna elettorale. Ho voluto parlare con tutti i portatori di interesse: amministratori, rappresentanti di categoria, sindacati, terzo settore. Perché le scelte sul futuro dell'isola si fanno tutti insieme».

E la prima cosa che farà se verrà eletto?

«Abbattere le tasse aeroportuali delle compagnie aeree in modo da moltiplicare i collegamenti con la penisola e con l'Europa, per garantire il diritto alla mobilità dei sardi».

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