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Non soltanto padani in piazza anche il Sud e la destra arrabbiata

Accanto alle bandiere con Alberto da Giussano tanti tricolori e 5mila militanti di Casapound. I giovani di Azzurra Libertà: "Noi aggrediti"

Non soltanto padani in piazza anche il Sud e la destra arrabbiata

Padani, certo; ma non solo. Accanto ai mega stendardi con i nomi dei comuni in dialetto, «Galarà» per «Gallarate», «Zena» per «Genova» e «Venessia» per «Venezia», la piazza salviniana ha tanto Sud. E tanta, tanta destra. Per capienza piazza del Popolo pare Pontida; per colore no: tanto verde ma anche tanto «nero» per la Lega versione Salvini. Un Carroccio che apre le sue porte e allarga i suoi confini al Centro e al Sud ma soprattutto a destra. E il tricolore, un tempo sbeffeggiato, ora è il benvenuto. Sventolano tante bandiere blu, «Noi con Salvini», simbolo per raccogliere voti da sotto il Po fino in Sicilia e Calabria. Deus ex machina dell'operazione è il senatore Raffaele Volpi che da mesi fa il buttafuori vista la marea di «ex» che ora bussano alla porta leghista. Qualcuno resta e resterà fuori, altri sono i ben accetti. Qualche esempio? L'ex pidiellina Souad Sbai, italo-marocchina che battaglia contro il buonismo pro immigrati; l'ex aennina ed ex alfaniana Barbara Saltamartini, romana doc; l'ex missino ed ex presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa. Nel parterre, a stringere mani a destra e a manca, c'è pure l'ex ministro degli Esteri del governo Monti Giulio Terzi di Sant'Agata, ora approdato in Fratelli d'Italia. Già, Fratelli d'Italia, un gemellaggio solidissimo con la Lega salviniana. Giorgia Meloni a braccio infiamma la piazza come fosse la sua.

A fare da collante a questa inedita miscela quattro ingredienti forti: il no all'euro; il no all'immigrazione; il no alla sinistra; il no alle tasse. È il primo dei quattro «no» che spinge Salvini in braccio a Marine Le Pen, applauditissima quando lancia un video messaggio tutto anti euroburocrazia. L'Ue è il nemico numero uno; pure dei russi, in piazza pure loro con le bandiere al vento: sono quelli dei Rim, giovani italo-russi di Irina Osipova e quelli dell'Associazione Lombardia-Russia di Luca Bertoni. Loro contestano le scellerate sanzioni Ue a Mosca.

«Chi non salta un comunista è...» va sempre fortissimo ed è musica per le orecchie dell'esercito assiepato alla sinistra del palco: almeno 5mila giovani di Casapound che sventolano le bandiere dell'Europa con la «x» rossa sopra e lo stendardo blu con le tre spighe di grano. Il movimento, sorta di contenitore in cui è confluito Casapound si chiama «Sovranità» e il motto forte è «Prima gli italiani». Il loro leader, Simone Di Stefano, tende la mano a Salvini: «Il Carroccio è davvero cambiato. Ha bisogno dell'aiuto della destra e noi glielo diamo volentieri».

E poi, accanto alla destra con anfibi e bomber, c'è pure quella in giacca e cravatta che parla di economia. Uno dei leader è il giornalista Armando Siri, fondatore del Partito Italia Nuova, Pin. Il suo messaggio forte? Flat tax al 15%. Messaggio analogo a quello di Forza Italia. Già.

E Fi? In piazza hanno provato entrare i giovanissimi di Azzurra Libertà dei fratelli Zappacosta che però denunciano: «Siamo stati aggrediti dai giovani padani e siamo stati costretti a fuggire».

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