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Non è un voto sull'ambiente. "Mandiamo a casa il governo"

Seggi aperti dalle 7 alle 23. Svanita la portata ecologista del referendum, resta la sfida al premier. Le opposizioni: un segnale ai politicanti come Napolitano

Non è un voto sull'ambiente. "Mandiamo a casa il governo"

Roma - Urne aperte da stamattina fino alle 23 per il primo appuntamento elettorale del 2016.

Dopo settimane di chiacchiere a ruota libera su trivellazioni, concessioni, piattaforme, royalties, petrolieri cattivi, cozze buone, liceità o meno dell'astensione, oggi si vota sul cosiddetto referendum no-triv (che però con le trivelle o col petrolio c'entra poco o nulla, in ballo c'è esclusivamente la durata di trentacinque concessioni estrattive entro le 12 miglia marine, che in massima parte estraggono metano). L'attenzione politica sarà concentrata tutta ed esclusivamente su un dato: la percentuale dei votanti. Perché la consultazione promossa da alcuni presidenti di Regione (i cittadini infatti non sono stati coinvolti, non una firma è stata raccolta, ha deciso tutto un gruppetto di governatori di destra e di sinistra, in sfida al governo) sia valida, come è noto, dovrà votare almeno la metà più uno degli aventi diritto: su 50 milioni e passa di elettori, almeno 25 milioni dovranno decidere di recarsi alle urne.

Nel giorno del cosiddetto «silenzio elettorale», ieri i fronti pro e contro il referendum si sono sparati le ultime cartucce propagandistiche. E quelle del fronte del sì hanno perso cammin facendo ogni valenza ambientalista (poco credibile, dato lo scarso impatto del quesito) per assumerne una tutta politica: dal grillino Di Battista al capogruppo forzista Renato Brunetta; dal segretario di Sel Nicola Fratoianni alla candidata di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni; dal verde Pecoraro Scanio al leghista Matteo Salvini sono tutti accomunati dallo slogan: «Andate a votare per cacciare Matteo Renzi». Assicura Brunetta: «È un'occasione importante per mandare a casa Renzi e il suo governo illegittimo». «È un segnale ai politicanti come Renzi e Napolitano», incita Luigi Di Maio.

Il premier, dal canto suo, ridimensiona la portata politica della consultazione, richiamando al merito: «Situazione assurda, non è un referendum politico, non si vota sul governo. Si vota sul futuro energetico del Paese e sul destino di 11mila lavoratori», spiega. E «poiché il riscaldamento di inverno ci serve, e non andiamo a lavorare in monopattino, sarà bene che l'Italia sfrutti tutte le risorse di cui dispone».

In casa Pd, anche la minoranza tifa apertamente per il quorum e - sotto sotto - contro il governo. A cominciare dal pasdaran referendario Michele Emiliano, che punta ad un buon risultato nella sua Puglia (dove non esistono trivelle) per accreditarsi come leader del fronte anti-renziano. Lo attacca frontalmente un altro Pd pugliese, il presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia: «Chi utilizza il referendum contro il governo abbia l'onestà di ammetterlo: l'opposizione al premier si fa nei congressi o alle elezioni. E l'emergenza ambientale in Puglia non riguarda le trivelle, ma lo smaltimento dei rifiuti e i depuratori».

Romano Prodi, che ha definito il referendum «un suicidio nazionale», fa sapere che andrà a votare no.

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