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Nordio smorza lo scontro, ma spunta un altro caso

Il guardasigilli: sui migranti "una sentenza sbagliata". Intanto anche il Tribunale di Firenze boccia il decreto

Nordio smorza lo scontro, ma spunta un altro caso

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Prolificano le sentenze «svuota Cpr». Dopo Catania, a Firenze un giudice ha annullato l'espulsione di un migrante tunisino a cui il Viminale aveva negato lo status di rifugiato, perché la Tunisia non può essere considerato un «Paese sicuro» (per cui il Viminale può rifiutare la domande di asilo senza una specifica motivazione) in disapplicazione del decreto Cutro approvato nei giorni scorsi dal governo dopo la strage dei migranti in Calabria. Una tegola sull'esecutivo, nel giorno in cui il Guardasigilli Carlo Nordio ribadisce la volontà di impugnare la sentenza con cui il giudice Iolanda Apostolico ha smontato il decreto in maniera di fermi temporanei nei Cpr. All'indomani della richiesta di 13 consiglieri togati del Csm di aprire una pratica a tutela del magistrato (non senza frizioni dentro Palazzo de' Marescialli con la corrente moderata di Magistratura indipendente) il Guardasigilli Carlo Nordio respinge le accuse dell'Anm e di una parte del Csm: «Non c'è alcuno scontro tra poteri», dice in aula dopo l'interrogazione di Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova di +Europa sulla vicenda del decreto Cutro (demolito dalla sentenza della Apostolico). Nordio ribadisce la volontà di impugnare la sentenza che rischia di svuotare i centri di accoglienza, vanificando così gli sforzi di Palazzo Chigi di contrastare l'immigrazione illegale. Una critica nel merito a fronte di «criticità nell'interpretazione di alcune norme complesse - dice Nordio - e distonie di ordine tecnico che stiamo valutando assieme ai ministero dell'Interno che proporrà con noi ricorso per Cassazione». Il cuore è capire se è fondato il contrasto tra le norme Ue e la stessa Cassazione sui richiedenti asilo alla base dell'ordinanza con cui la giudice Apostolico di Catania ha annullato il trattenimento nel Cpr di Pozzallo di quattro migranti. «Ci sono punti qualificanti profondamente sbagliati, le normative introdotte sono condizionate all'ordinamento internazionale», ribadisce il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

Insomma, una questione «squisitamente tecnica» che secondo l'ex giudice «non mette minimamente in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura», al netto di una «dialettica politica con connotati effervescenti». Il premier Giorgia Meloni si era detta «basita» dalla sentenza, il centrodestra aveva accusato la Apostolico di essere pregiudizialmente ostile al governo e nemica della sicurezza nazionale. Colpa di alcuni like ai post pubblicati sui social dal compagno (dirigente del movimento di estrema sinistra Potere al Popolo) su immigrazione e decreti sicurezza.

Una polemica che la sentenza di Firenze della sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea, non riconoscendo come «sicura» la Tunisia, rischia di riaccendere. Anche perché il migrante tunisino non si era dichiarato vittima di particolari persecuzioni, ma semplicemente reclamava il diritto di scappare da un Paese che secondo le fonti citate dal tunisino come Amnesty International attraversa una «grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare» nonché un'involuzione autoritaria figlia di una crisi politica».

Crisi che in Italia rischia di riaccendersi sull'immigrazione.

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