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La sceneggiata di Gere in Italia? In America rischierebbe il carcere

Nella sua comparsata sulla Open Arms Richard Gere prende di mira l'Italia ma l'attore americano nel 2016 ha appoggiato Hillary Clinton, colei che nel 2011 destabilizzò la Libia insieme a Sarkozy e a Cameron.

La sceneggiata di Gere in Italia? In America rischierebbe il carcere

Ci mancava soltanto una star ultra-milionaria come Richard Gere a farci il predicozzo moralista sull'immigrazione e sulle magnifiche sorti dell'accoglienza senza limiti. Eppure la star di Hollywood dovrebbe sapere che il nostro Paese ha già ampiamente dato: secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le migrazioni di Ginevra, nel 2017 il nostro Paese, che rappresenta il 12% della popolazione europea, ha accolto il 70% dei migranti via mare. Uno squilibrio evidente che ha maturato la convinzione negli italiani che all'immigrazione di massa sia necessario mettere un freno. Secondo un recente sondaggio condotto dall'istituto demoscopico Ipsos e citato anche dal Times, ben il 59 per cento degli intervistati è d'accordo con la politica attuata da Salvini per la chiusura dei porti italiani alle navi delle organizzazioni non governative che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. Secondo un sondaggio della società Swg, oltre il 60 per cento degli italiani continua a essere molto contrario all'immigrazione, nonostante il crollo del numero degli arrivi di migranti in Italia registrato nell'ultimo anno e mezzo.

Nonostante il volere e il sentimento della maggioranza degli italiani, Richard Gere si è schierato contro le politiche del governo e del Ministro dell'Interno facendosi fotografrare e filmare sulla Open Arms e lanciando accorati appelli umanitari. "Non sono interessato alla politica. Per niente, l'unico interesse è aiutare le persone" ha spiegato l'attore, a Lampedusa (Agrigento) per sostenere l'equipaggio della Open Arms da giorni al largo della più grande delle Pelagie in attesa di un porto sicuro. "Questa è una questione umanitaria. Le Ong fanno quello che fanno non per ragioni politiche ma per aiutare gli altri, per prendersi cura di questa gente. Se non fossero state soccorse da Open Arms quelle persone sarebbero morte, avremmo avuto altri 121 cadaveri da recuperare in mare".

In giro per il mondo, ha aggiunto, "ci sono tantissimi politici completamente ignoranti e stupidi che cercano di trasformare queste cose in situazioni politiche - ha concluso -.Siamo esseri umani, una sola famiglia, qui la politica non c'entra niente. E' una questione umana. La situazione della Open Arms deve essere sbloccata presto". Con il consueto zelo missionario tipico delle star che si dedicano all'attivismo, l'attore di Pretty Woman e Schegge di paura ci racconta con il più banale degli esercizi retorici che la vicenda della Open Arms e delle Ong è una vicenda che riguarda "l'umanità" ed esula dalla sfera politica. Ma come scriveva nel Concetto di Politico il giurista e filosofo Carl Schmitt, "a questo proposito vale, pur con una modifica necessaria, una massima di Proudhon: chi parla di umanità, vuole trarvi in inganno".

Trasformare un problema sostanzialmente politico in una discussione sull’umanità e in una questione morale. È ciò che hanno fatto negli ultimi anni i liberal sul tema dell’immigrazione ed ò ciò su cui pontifica ora anche Richard Gere. Un'iniziativa che trasuda peraltro anche molte ipocrisia: sì, non è da oggi l'attore si impegna a favore di Ong e dei rifugiati. Ma come mai ha scelto proprio il nostro Paese e di supportare l'Open Arms? Perché l'attore non si trova al confine fra Stati Uniti e Messico? Forse perché sarebbe accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina?

Come ricorda Fausto Biloslavo su Il Giornale, Barack Obama, il predecessore di Trump alla Casa Bianca, è stato il campione indiscusso di espulsioni di immigrati irregolari: quasi due milioni e mezzo, ancora più dell’era Bush. Dal 2009 al 2015, Obama, l’idolo degli antirazzisti di tutto il mondo, ha espulso esattamente 2 milioni e 427 mila persone. Il repubblicano George W. Bush ne aveva rimandate a casa 400mila in meno. E come confermava anche Politico lo scorso anno – certamente non una testata "trumpista" – gli Stati Uniti stavano deportando immigratori irregolari più lentamente rispetto all’amministrazione Obama, secondo i dati forniti dall’U.s Immigration and Customs Enforcement. Tuttavia, l'attore non ha mosso un dito contro il Presidente democratico. Non era una questione di umanità?

Nel 2016 l'attore ha dichiariato il suo appoggio all'ex Segretario di Stato Hillary Clinton, una delle promotrici - insieme all'allora Presidente francese Sarkozy e all'inglese Cameron - della destabilizzazione della Libia. "Non e' molto brava a mettersi in mostra perchè non è una donna di spettacolo ma è preparata, è impegnata e responsabile. Inoltre ha studiato e lavorato molto in questi anni in politica. Ha fatto degli errori ma è una persona molto preparata". Errori epocali, come l'intervento militare americano contro Gheddafi, che l'Italia sta pagando a carissimo prezzo ancora oggi e che hanno prodotto sofferenze, morti e sfollati, producendo un'instabilità politica difficile da risolvere.

Questioni evidentemente marginali per Gere, che ha sostenuto comunque la candidata democratica.

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