Politica

Ora la Germania punta a una doppia Europa

I Paesi come Italia e Grecia trasformati in enormi campi profughi

Gian MicalessinTrasformare la Grecia, una nazione europea di 10 milioni di abitanti in un immenso campo profughi per continuare ad accogliere a casa propria soltanto il selezionato numero di profughi utili alla crescita economica. Dopo, ovviamente, aver sbattuto fuori - rispedendoli al paese d'origine o al primo porto d'entrata europeo - quelli inutili. L'idea di solidarietà che piace alla Germania di Angela Merkel è questa. Se piace pure a voi attenzione, perché il suo lato oscuro potrebbe presto riguardarvi. L'ipotesi dell'Europa a due velocità con un euro riservato ai Paesi ricchi e diligenti come Germania, Svezia, Austria, Francia e Danimarca si propagò allo stesso modo. Si partì dalla Grecia, accusata di aver truccato i conti per fregare l'Europa, e si arrivo a partorire l'idea di un'Europa con una moneta di serie B riservata ai Paesi straccioni e latini come Grecia, Italia, Spagna e Portogallo. Stavolta rischia di non andare molto diversamente. Con la differenza che nell'Europa di serie B la compagnia sarebbe assai più risicata perché a giocare il ruolo di «campi profughi» del Vecchio Continente resterebbero solo Grecia e Italia assieme a qualche Paese poco amato a Bruxelles e Berlino come Croazia o Ungheria.Per capire cos'abbiano in mente dal Brennero in su basta rileggersi cosa diceva, a maggio, il ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann evocando una procedura per violazione dei trattati europei nei confronti dell'Italia in seguito al passaggio di 11mila migranti illegali verso la Germania. «Le continue infrazioni al trattato di Schengen devono essere ammonite a livello europeo, altrimenti dovrà essere valutata una procedura d'infrazione dei trattati. Non possiamo più accettare questa situazione», sbraitava Herrmann accennando, per la prima volta, alla possibilità di sbattere fuori da Schengen i Paesi incapaci di mantenere i propri impegni. Ora, a otto mesi di distanza, tutte le pretese del ministro bavarese si stanno preoccupantemente realizzando. Dopo le procedure d'infrazione già avviate contro Croazia e Grecia a dicembre è scattata anche quella contro l'Italia. E lunedì il ministro dell'interno tedesco Thomas de Maizière ha invitato la Grecia a «far i compiti» evocando, neppur troppo implicitamente, la possibilità di una sua cacciata da Schengen. Ma se tanto mi dà tanto, allora la Spada di Damocle issata sulla testa della Grecia riguarda anche noi. Per arrivarci basta un passo. Un intervento militare in Libia, un'avanzata dello Stato Islamico verso Tripoli o un precipitare della crisi in Tunisia - eventi non proprio eccezionali vista la situazione nordafricana - basterebbero a spingere qualche centinaio di migliaia di profughi verso le nostre coste. Ma anche l'isolamento della Grecia attraverso la prospettata chiusura del confine macedone potrebbe spostare masse incontrollabili di profughi verso l'Albania riaprendo la vecchia rotta adriatica che negli anni Novanta portava in Puglia decine di migliaia di persone. A quel punto ci ritroveremmo nella stessa situazione della Grecia. E, al par suo, potremmo solo scegliere tra due opzioni. La prima consiste nell'accettare la presenza di migliaia di selezionatori europei di Frontex che consentirebbero la continuazione del viaggio solo ai migranti di «qualità» (siriani soprattutto) accettabili da Germania e Paesi del nord costringendoci a tener bloccati sia le centinaia di migliaia di migranti economici di cui nessuno saprebbe cosa fare sia i sospetti terroristi e criminali individuati a bordo di barche e barconi. La seconda è quella di rifiutare i "diktat" di Bruxelles e Berlino, ed assistere allo spostamento dei confini di Schengen alle frontiere di Francia, Svizzera, Austria e Slovenia.

Uno spostamento che trasformerebbe anche l'Italia in un immenso campo profughi dove resterebbero parcheggiati le centinaia di migliaia o forse i milioni di migranti rifiutati dal resto dell'Europa.

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