Politica

Ora serve un patto sull'economia

La Bce ci commissarierà? La decisione compete alla Commissione europea. Il rischio c'è. La situazione si è ribaltata, rispetto a quando Berlusconi ricevette la lettera europea che gli chiedeva le riforme e il Pd e le élite del potere ne approfittarono per far cadere il suo governo, nonostante che stesse ponendo mano (...)

(...) alle riforme richieste. Ora è il governo di Renzi, a maggioranza Pd, che ha bisogno urgente di fare le riforme economiche che Draghi richiede. Sono quelle di allora. Come allora, non sono gradite alla Cgil e all'ala catto-comunista del Pd. Così, in primo luogo, riforma del lavoro con la flessibilità aziendale e il superamento dell'articolo 18 mediante l'arbitrato e altri sistemi. Draghi indica anche la riforma della giustizia civile (non gradita alla magistratura «democratica» e, per la parte economica, ai giustizialisti), la riduzione dell'area di spesa e di potere della burocrazia (riforma non gradita ai dirigisti e ai poteri locali delle sinistre). Draghi dice che l'Italia non cresce perché ha investimenti troppo bassi. Essi sono stati bloccati dai No Tav e da ambientalisti di sinistra e giustizialisti nonché dalle patrimoniali sugli immobili e sulle rendite finanziarie.

Ora serve un patto del Nazareno economico. Renzi ha sin qui dilazionato le riforme, cercando di guadagnare tempo, con la scusa dell'ostruzionismo alla riforma del Senato. Grazie a Forza Italia ora l'ostruzionismo è finito e Renzi ha sbloccato la riforma che voleva (che non interessa alla Bce). L'alibi non c'è più. Il ministro Padoan vorrebbe rinviare le riforme economiche all'anno prossimo, ma il tempo è scaduto. Per una semplice ragione, che Draghi ha esposto in modo «papale-papale». Nel 2010 noi non eravamo nei Pigs, i Paesi dell'Europa in difficoltà e ansimanti, detti poco graziosamente «maialini», come suona in inglese la sigla di cui sopra. C'era, alla lettera «I», l'Irlanda. Nel 2011 mentre l'Irlanda stava uscendo dai Pigs, ci siamo entrati noi, grazie all'attacco all'euro contro cui la Bce di Trichet appariva imbelle. Ma adesso Draghi, che ha respinto bellamente l'attacco all'euro, si prepara alle misure di politica monetaria non convenzionali, che serviranno a chi sa investire. E ci avverte che dai Pigs sono usciti Spagna e Portogallo e sta uscendo la Grecia. Ci siamo rimasti noi, isolati. Ciò perché, come ho scritto, i due governi succeduti a Berlusconi (Monti e Letta) hanno fatto marcia indietro sulla riforma del lavoro e dopo aver fatto (male) il completamento della riforma delle pensioni la hanno erosa. Renzi dopo un piccolo sforzo di flessibilità nei contratti a termine, si è bloccato e ha attuato l' escamotage degli 80 euro per rilanciare l'economia, nei consumi, mentre la deprimeva negli investimenti tassando ulteriormente immobili e rendite finanziarie. Tutto ciò con il consiglio di autorevoli guru economici che ora gli fanno guerra. La Bce che governa al ribasso gli spread e vuol evitare zig-zag nel cambio non desidera mettere a repentaglio la credibilità della sua politica monetaria, con una reprimenda all'Italia. Ma questa reprimenda ci può arrivare dalla Commissione europea, quando la Bce farà massicce misure espansive, che servono alla Germania e ai Pigs usciti dalla crisi. Esse possono indurre l'Italia a non fare le riforme, aggrappandosi mediocremente alla ripresa altrui. Il cavallo italiano dell'investimento non beve, oberato di tasse, lacci e lacciuoli. Draghi con la sua espansione creditizia non ci salverà. Siamo noi che dobbiamo farlo. E Renzi, senza Berlusconi, non lo può fare neppure a metà, che sarebbe già tanto.

di Francesco Forte

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