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Ma Padoan boccia la tassa sul mattone

Il ministro è costretto a cedere: aumenterà l'imposta su beni e servizi

Ma Padoan boccia la tassa sul mattone

Roma - Nemmeno il più europeista dei ministri, il responsabile dell'Economia Pier Carlo Padoan, se l'è sentita di concedere una sponda alla Commissione europea che ci chiede di reintrodurre le imposte sulla prima casa abolite dal governo Renzi. «Cambiare idea su un altra tassa cambiata da pochi mesi non è una buona idea».

L'azionista di maggioranza del governo guidato da Paolo Gentiloni, il Pd di Matteo Renzi, non farebbe mai passare una misura del genere. Il «no» di Padoan è quindi obbligato, ma non impedisce al ministro di precisare che la reintroduzione dell'Imu «è una delle tante proposte» e «le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme». Come dire, alcune delle indicazioni di Bruxelles sul fisco le seguiremo. E il riferimento sembra all'aumento dell'Iva, che dovrebbe scattare, ma in misura minore rispetto a quanto previsto dalle clausole di salvaguardia. Un punto e mezzo contro i tre previsti per l'aliquota ordinaria oggi al 22%.

Per il resto la proposta fiscale della Commissione ha raccolto proteste e distinguo pesanti in Italia. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta ha osservato come «nel 2018 gli italiani saranno investiti da un nuovo tsunami fiscale, che provocherà una riduzione dei consumi, metterà ancora più in crisi il già esausto settore edilizio e metterà in pericolo gli obiettivi di crescita e occupazione».

Un no autorevolissimo arriva dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «Condivido il 99% delle richieste della Commissione, non condivido la tassa sulla casa perché ha un significato particolare in Italia», ha spiegato l'esponente azzurro ieri in visita a Torino.

Dal punto di vista dei proprietari, Confedilizia torna a contestare le tesi dell'esecutivo europeo. «Se proprio la Commissione Ue ritiene di dover commentare le scelte di politica fiscale dei singoli Governi e Parlamenti dell'Unione», ha ironizzato il presidente Giorgio Spaziani Testa, «è mai possibile che non trovi fra quei 33.000 dipendenti un giovane laureato in grado di approfondire il tema dell'imposizione immobiliare e dei riflessi di questa sull'economia?». Un tema tra i tanti: «Chissà se la Commissione sa che sulle prime case che il Fisco considera di lusso (pur se sovente non lo sono), di tasse se ne pagano ancora addirittura due: l'Imu e la Tasi».

Ieri, intanto, la manovrina correttiva da 3,4 miliardi ha proseguito l'iter parlamentare. Tra le novità il primo via libera alla web tax da parte della Commissione Bilancio della Camera.

È l'emendamento presentato dal presidente della stessa commissione Francesco Boccia e sottoscritto da esponenti di maggioranza e opposizione, che introduce un meccanismo per accordi preventivi tra compagnie digitali e Fisco prevedendo, per tutti i gruppi multinazionali con ricavi superiori a un miliardo e affari in Italia per almeno 50 milioni di euro, la possibilità di avvalersi della cooperazione rafforzata.

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