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Il padre della brigatista Saraceni: "Siamo noi la parte offesa"

L'ex giudice Luigi Saraceni, fondatore di Magistratura democratica e padre della brigatista Federica accusata di percepire 623 euro di reddito di cittadinanza, difende la figlia: "Cosa dovrebbe fare per vivere, prostituirsi?"

Il padre della brigatista Saraceni: "Siamo noi la parte offesa"

Luigi Saraceni è una furia. L'ex toga rossa, fondatore di Magistratura democratica e padre di Federica, la brigatista che nonostante una condanna a 21 anni e 6 mesi di carcere per associazione con finalità di terrorismo e l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona percepisce 623 euro mensili di reddito di cittadinanza, non accetta le polemiche. "Cosa ne facciamo di una persona che ha commesso il reato numero uno, la buttiamo in una discarica, le diciamo vai a fare la prostituta? Come risolviamo il problema della sopravvivenza di una persona in queste condizioni?". Secondo l'ex giudice, la figlia sarebbe ben disposta a rinunciare all'assegno.

A patto di "darle un lavoro". Fino all'incredibile sfogo ai microfoni di Radio Capital: "Cosa ne facciamo? Va a fare le rapine o ce ne prendiamo carico? Dobbiamo fare come i nazisti che li infornavano questi qua?". Dunque, per Saraceni senior dovrebbe essere lo Stato a farsi carico della figlia. Avrebbe più senso che fosse la famiglia a occuparsene. Ma l'ex deputato di Verdi e Pds non ci pensa nemmeno, nonostante - riporta La Verità - percepisca 5mila euro al mese di pensione per il suo lavoro di magistrato. Somma a cui aggiungere il vitalizio da ex parlamentare, calcolato in 4.725 euro lordi (2.420 netti). Al mese, si intende. Cifra scesa dopo la cosiddetta riforma Fico a 1.500 euro lordi.

Ma non è finita qui. Perché Luigi Saraceni, dopo avere fatto il giudice e il parlamentare, ha intrapreso la carriera di avvocato, arrivando a difendere personaggi importantissimi come il leader del Pkk, Ocalan, e l'editore Carlo De Benedetti. Dunque i soldi non gli dovrebbero mancare. Neppure per aiutare la figlia, che non ha intestato nessun bene e vive in affitto nel quartiere di Montesacro, a Roma. Un presente da persona "normale" dopo un passato anormale condotto in clandestinità e culminato nell'assassinio di D'Antona. La cui vedova è definita da Luigi Saraceni "vittima principale" di una "tragedia che si è abbattuta anche sulla mia famiglia". Come a equiparare il lutto di una donna che ha perso il marito con la sofferenza di un padre che assiste inerme all'incarcerazione della figlia per avere ammazzato con l'obiettivo di distruggere lo Stato.

Non proprio la stessa cosa.

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