Cronache

Il paesino senza immigrati dove non esiste criminalità

Un furto in 5 anni e case con le porte aperte. "Stranieri qui? Solo se perbene"

Il paesino senza immigrati dove non esiste criminalità

Un solo furto subito in cinque anni è già un record difficile da replicare. Ma a Ligosullo, piccolo borgo sulle montagne del Friuli, questo non basta. E così il paese è diventato l'unico in tutta la Regione a non ospitare neanche un immigrato. I suoi cittadini - 107 abitanti, che diventano molti di più durante l'estate - sono tutti rigorosamente italiani. Un caso praticamente unico anche a livello nazionale. Il risultato è che qui la gente vive ancora con la porta aperta, non ha paura della malavita e non ha mai neanche pensato di istituire ronde o controlli di vicinato. Neanche dopo il primo febbraio, quando il paese si è fuso con la vicina Treppo, che qualche extracomunitario lo conta.

Ma da queste parti nessuno ha paura dell'invasione, perché ogni posto libero in paese è stato occupato da persone del luogo. «Da noi semplicemente non c'è spazio per gli stranieri. Tutti gli edifici pubblici dismessi, dall'ex asilo all'ex scuola elementare, sono stati affittati o dati in concessione alla parrocchia o ai cittadini». A parlare è Giorgio Morocutti, che di Ligosullo è stato sindaco fino allo scorso 31 gennaio. Dopo la fusione con Treppo ne è diventato vice commissario, in attesa delle nuove elezioni previste a fine aprile. «Grazie a questa politica il nostro paese è rimasto un piccolo paradiso, un'isola felice nella quale nessuno si preoccupa della propria incolumità». Tutto questo grazie alla precisa scelta dell'amministratore di centrodestra, ma anche grazie alla ferma volontà dei suoi concittadini. «Qui nessuno ha voluto affittare le proprie case alle cooperative che si occupano degli immigrati, come invece avviene in altre realtà italiane - prosegue -. Le abitazioni private vengono date soltanto a persone del posto o ai turisti che arrivano in estate. I cittadini di Ligosullo amano e rispettano troppo il loro territorio».

E infatti sono stati proprio loro a chiedere a gran voce al sindaco di chiudere le porte agli stranieri. «Molte volte in questi anni i miei concittadini mi hanno pregato di non far arrivare nessuno. Vedono quello che sta succedendo in Italia e hanno paura che capiti anche qui - va avanti -. Fra loro c'è un mio amico, che ha una figlia di 18 anni. Un giorno mi ha chiesto di bloccare qualunque arrivo, perché è terrorizzato da quello che potrebbe accaderle».

E così mentre altri borghi, anche piccolissimi, nel nostro Paese fanno entrare nel proprio territorio un numero di immigrati sproporzionato rispetto alla popolazione, qui la vita continua a scorrere tranquilla. «A Ligosullo nessuno chiude la porta a chiave - conferma Morocutti -, neanche le persone anziane. Io stesso molto spesso la sera dimentico di serrare il garage». Eppure non succede nulla. «In cinque anni abbiamo subito un solo caso di furto. Non abbiamo sistemi di videosorveglianza e non organizziamo ronde. Non ne abbiamo mai sentito la necessità - afferma -. Perché qui la criminalità non esiste. Ci aiuta anche il clima di montagna. Se gli immigrati volessero venire in paese per accamparsi dove capita troverebbero solo freddo e neve».

Insomma, a Ligosullo il problema è stato risolto chiudendo qualunque varco. Anche se qui nessuno parla di razzismo. «Saremmo anche disposti ad accogliere un paio di famiglie straniere - conclude l'amministratore -. Purché si tratti di famiglie e non di giovani sbandati senza un progetto. Non siamo razzisti, semplicemente non accettiamo che qualcuno si comporti male a casa nostra.

Non abbiamo intenzione di soccombere a causa del male fatto da altri».

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