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Pansa linciato appena morto: "È un falsario e neofascista"

Violento attacco di Micromega: «Scriveva romanzetti filo-mussoliniani». E avrebbe sdoganato Lega e Fdi

Pansa linciato appena morto: "È un falsario e neofascista"

Non basta una carrellata di insulti per infangare la memoria di un uomo onesto, e Giampaolo Pansa, di cui si sono appena celebrati i funerali, non era solo un uomo onesto. Era un uomo di grande valore e come tale sarà ricordato. Probabilmente non accadrà ai suoi critici che si sono sbizzarriti in una sequela di sciocchezze sui social network. Anche i sassi sono consapevoli dei meriti indiscutibili di Pansa. Fu un cronista eccezionale, mise a segno scoop per almeno tre decenni, ebbe un ruolo decisivo nell'affermazione di testate come l'Espresso. Sorprende che lo storico dell'arte Tomaso Montanari si unisca al coro con un articolo di straordinaria violenza ma di troppo ordinario contenuto su Micromega. Intendiamoci: i coccodrilli devono essere onesti. Non è obbligatorio parlare bene di chi non si stima. Però neppure dirne male fino alla dannazione. Montanari si spinge a dire che la memoria di Pansa è esecrabile: non è un argomento critico degno di un accademico. Per il resto, siamo alle solite. La credibilità del Pansa storico sarebbe nulla perché non ci sono le note in fondo al Sangue dei vinti; Pansa avrebbe equiparato fascismo e antifascismo; Pansa era un falsario; Pansa è responsabile della deriva che ha portato allo sdoganamento di partiti come Fratelli d'Italia e Lega; Pansa è stato omaggiato dai media per ignoranza.

Partiamo dal fondo e diciamo subito che Pansa non ha affatto sdoganato Matteo Salvini. Al contrario, ne era un acerrimo detrattore. Pansa poi è stato celebrato come cronista. Quasi tutti però si sono guardati bene dall'evidenziare come i suoi libri, che piacciano o meno, abbiano cambiato l'Italia, dalla cultura all'editoria. Il che è oggettivo ma difficile da ammettere per chi ritiene un attentato alla Costituzione affermare un paio di cose ormai scontate per chiunque non sia rimasto indietro di qualche decennio nelle letture. Pansa non ha equiparato un bel niente. Ha solo divulgato l'ovvio dopo gli studi di Renzo de Felice e Augusto del Noce. Non tutti gli antifascisti lottavano per la libertà: quelli rossi lottavano per Stalin. Non tutti i fascisti erano criminali. Siamo lieti che siano stati sconfitti (dagli Alleati) ma non condannare all'oblio le loro ragioni. Non è sufficiente dichiararsi antifascisti per appartenere alla famiglia liberale, è necessario anche essere anticomunisti.

Pansa non era un falsario a differenza degli storici che hanno presentato la Guerra civile ignorando ciò che gli storici veri hanno provato: la massa degli italiani si collocava in una zona politicamente grigia; la Resistenza è stata una importante testimonianza morale ma non militare; la «svolta democratica» del Pci fu dettata da Mosca per opportunismo. Poi ci sarebbe il capitolo delle figure dimenticate perché minavano la propaganda del Pci, poco incline a riconoscere i meriti dei partigiani bianchi e azzurri o dei semplici patrioti. Pansa ha divulgato con successo questi temi delicati perché aveva la formazione dello storico e la penna agile del grande cronista.

Il resto sono chiacchiere e distintivo.

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