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Papà Di Maio capitola: si paga la demolizione dei fabbricati abusivi

Illeciti scoperti con l'inchiesta del «Giornale» Bonificata l'area destinata a deposito rifiuti

Papà Di Maio capitola: si paga la demolizione dei fabbricati abusivi

La famiglia Di Maio si arrende: il papà del vicepremier demolisce i tre fabbricati abusivi scoperti a Mariglianella, in provincia di Napoli, dopo un'inchiesta de Il Giornale. Sul fronte amministrativo, l'iter si è concluso ieri: Antonio Di Maio, padre del capo politico dei Cinque stelle Luigi, ha provveduto a proprie spese all'abbattimento dei tre manufatti realizzati su un terreno in comproprietà con la sorella Giovanna.

Per i tre immobili il Comune guidato dal sindaco Felice Di Maiolo, aveva emesso lo scorso gennaio l'ordinanza di abbattimento e i proprietari avevano 90 giorni di tempo per eseguire il provvedimento. Anche sul secondo fronte, quello ambientale, aperto dopo l'inchiesta de Il Giornale, la famiglia Di Maio ha riconosciuto le violazioni, bonificando l'area sottoposta a sequestro per deposito incontrollato di rifiuti. Restano i dubbi sul terzo fronte, quello finanziario, legato alle attività imprenditoriali del genitore del numero due del governo Conte: dalle verifiche de Il Giornale è emerso che sui terreni di Mariglianella, dove erano stati costruiti gli immobili senza rispettare le norme urbanistiche, era stata iscritta un'ipoteca per un debito con Equitalia pari a 176mila euro. Però, il Di Maio imprenditore, almeno per il Fisco, non esiste più dal 2005. Ma non l'attività edile, che è andata avanti grazie a due nuove società: la ditta individuale Ardima Costruzione, costituita nel 2006 ed intestata alla moglie, Paolina Esposito, e poi nel 2013 Ardima Srl le cui quote sono assegnate ai due figli, Luigi Di Maio, all'epoca vicepresidente della Camera, e Rosalba Di Maio, architetto. Mentre Giuseppe Di Maio, terzo figlio, ricopriva l'incarico di amministratore. Quest'ultima società è stata messa in liquidazione a dicembre 2018 dopo gli articoli della stampa. C'è dunque da chiarire se le tre società siano servite per evitare la morsa del Fisco oppure sia frutto di un semplice restyling aziendale. Definiti, invece, gli altri due filoni che tra la fine di novembre 2018 e gennaio 2019 hanno tenuto sotto scacco il leader del primo partito italiano.

A portare alla luce, il 23 novembre scorso, la storia degli abusi edilizi a Mariglianella è Il Giornale: nel 2000 il papà di Di Maio firma davanti un notaio l'acquisto di due terreni e un fabbricato nel Comune di Mariglianella. Ne rileva però solo il 50 per cento, sia dei terreni che del fabbricato. I due appezzamenti ricadono in un'area che il Piano regolatore generale, datato 1983, destina alla realizzazione di attrezzature sportive ed edifici scolastici. Al momento del passaggio di proprietà non risulterebbero immobili realizzati sui due terreni. C'è però un'anomalia che emerge dai documenti. Nel database in possesso degli uffici dell'Agenzia del Territorio (ex catasto), Di Maio padre sarebbe titolare solamente delle due particelle di terreno: la n.1309 e n.811. Sia nei documenti in mano al notaio che in quelli depositati agli uffici dell'ex catasto non sono dichiarati immobili o manufatti. Circostanza confermata con la consultazione degli estratti catastali.

Visionando gli estratti satellitari, che rivelano eventuali presenze di manufatti edilizi, saltano fuori quattro immobili sulle due particelle: strutture abusive che la famiglia Di Maio ha dovuto demolire.

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