Cronache

La parabola dell'"Ikea all'italiana" che legò il suo nome alle imprese di Pantani

Dallo splendore degli Anni '80 ai 425 milioni di debiti. I legami col ciclismo

La parabola dell'"Ikea all'italiana" che legò il suo nome alle imprese di Pantani

Si spengono le luci di Mercatone Uno, simbolo del boom economico e dell'edonismo degli Anni '80, quando decenni prima che Ikea mettesse radici in Italia, il sabato pomeriggio le famiglie si trovavano davanti all'interior designer della catena di arredo low cost tricolore a progettare camerette per bambini.

Negli anni d'oro il gruppo fondato nel 1975 da Romano Cenni come Siel, trasformatosi nel 1978 Mercatone Germanvox e nel 1983 in Mercatone Uno, era diventato un vero e proprio impero commerciale con una presenza capillare sul territorio grazie a 90 punti vendita, 6.000 dipendenti e un giro di vendite vicino al miliardo. I suoi punti di forza? Varietà e prezzi convenienti, insomma un'Ikea in formato made in Italy a cui tuttavia, come molti anni più tardi ha riconosciuto lo stesso Cenni, è mancata un'adeguata classe dirigente. I suoi slogan martellanti riempivano i break pubblicitari in tv e in radio, conquistandosi un posto nella memoria collettiva. Da «uno come nessuno», a «l'universo del risparmio», «la tua casa come vuoi, dove vuoi, quando vuoi» fino all'indimenticabile «sorbole che prezzi».

Per anni Mercatone Uno ha regalato sogni a chi voleva mettere su famiglia e arredare case senza aprire un mutuo e a tutti gli sportivi da divano e non solo.

La storia di Mercatone Uno segue infatti, in parallelo, l'universo della bicicletta. Cenni è un nome storico del ciclismo tricolore, in prima persona, come sponsor a fine Anni '60 della Germanvox Wega (brand proprio di elettrodomestici poi venduti nei Mercatone Uno), trampolino di lancio del campione danese Ole Ritter, e soprattutto come sponsor di Marco Pantani. A metà degli Anni 90 Luciano Pezzi convince infatti l'imprenditore a tornare al ciclismo costruendo una sorta di nazionale romagnola attorno al carisma e ai polpacci del Pirata, morto il giorno di San Valentino di 15 anni fa, e diretta in origine da Giuseppe Martinelli. I due credono e scommettono sul campione nonostante a quell'epoca portasse ancora i segni, nel fisico e nel morale, dell'incidente alla Milano-Torino del 1995. Tra il 1997 e il 2003 il brand della grande distribuzione corre così accanto allo scalatore di Cesenatico e lo accompagna al tripudio del 1998 con la vittoria al Giro d'Italia e Tour de France. È con il pirata che la maglia di Mercatone Uno diventa un simbolo di unità nazionale. Ma dura poco. Nel 1999 muore Pezzi e a Pantani, a Madonna di Campiglio, vengono riscontrati valori del sangue leggermente superiori ai limiti previsti dal regolamento. La squadra di ciclismo su strada Mercatone Uno torna alla vittoria al Giro con Stefano Garzelli, ma è l'inizio della fine: chiude infatti nel 2003 con Pantani 13° in classifica generale.

Con la morte del campione inizia anche il lento declino anche di Mercatone Uno, tra recessioni, crisi e cambiamenti nei consumi a cui l'ex colosso negli arredi non riesce a adeguarsi per tempo. Schiacciato da 425 milioni di debiti (che arrivano a 700 contando quelli infragruppo), Mercatone Uno finisce in amministrazione controllata nel 2015 e, dopo la morte di Cenni e diversi tentativi falliti di cessione, proprio un anno viene rilevato da Shernon Holding fino a giungere al crack in queste ore. Le stesse di un Giro d'Italia orfano di campioni come Pantani capaci di unire l'intero stivale.

Dei sogni dell'età dell'oro rimane la grande biglia dedicata al Pirata voluta da Cenni davanti alla sede di Toscanella di Dozza, gli altri cimeli invece sono destinati all'asta.

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