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Parigi chiama l'ambasciatore: "Da Di Maio frasi inaccettabili"

Grave incidente diplomatico, ma il vicepremier non arretra Di Battista: «Prepariamoci, tocchiamo interessi geopolitici»

Parigi chiama l'ambasciatore: "Da Di Maio frasi inaccettabili"

Volano stracci perché prima sono stati dispetti e poi sgarbi. Attacchi e recriminazioni. Un crescendo, tra l'Italia e la Francia, due Paesi storicamente alleati che ultimamente sembrano trovare sempre meno punti di accordo. E poi le parole del vicepremier M5s Luigi Di Maio che sfociano in una guerra diplomatica. Tutto inizia domenica, quando il vicepremier attacca Parigi ritenendola responsabile, con la sua politica neocoloniale in Africa degli sbarchi in Italia. Immediata la reazione a catena: da Parigi il ministro per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, «ha convocato l'ambasciatrice italiana Teresa Castaldo in seguito ad affermazioni inaccettabili e inutili delle autorità italiane».

Parole pesanti, supportate anche dal collega Alessandro Di Battista, indigeribili secondo il Paese di Macron. Nel mirino il franco Cfa, la moneta adottata da 14 paesi del continente africano che dal 1945, in base ad accordi internazionali ha parità di cambio con la moneta francese (e oggi con l'euro). «Queste dichiarazioni da parte di un'alta autorità italiana sono ostili e senza motivo visto il partenariato della Francia e l'Italia in seno all'Unione europea. Vanno lette in un cotesto di politica interna italiana»: hanno affermato fonti diplomatiche francesi. A intervenire anche il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, «Alcune parole sono pronunciate solo per politica interna, per provocare delle reazioni e assomigliano molto a delle provocazioni tanto il loro contenuto è vuoto e irresponsabile». Le dichiarazioni di Di Maio «non hanno senso», si affretta a chiarire Moscovici che poi cerca di smorzare la tensione: «Come europeo e come francese, vorrei dire che la qualità delle relazioni tra Parigi e Roma è importante e questa deve restare la volontà comune per coloro che dirigono i Paesi, quali che siano i partiti che sono al potere».

Ed effettivamente viene facile pensare che dietro al discorso di Di Maio ci sia una precisa strategia in chiave elettorale: un tema «pesante» buttato in quel calderone in prospettiva delle elezioni. I 5 stelle, in sofferenza secondo i sondaggi, hanno da tempo eletto Macron come simbolo di quella casta europea da abbattere. E poi, ecco che spunta il franco Cfa usato come un cavallo di Troia. Argomento diventato improvvisamente così decisivo che domenica sera trattavano della moneta (prima praticamente sconosciuta ai più) i vertici dei grillini (Di Battista ne parlava in tv da Fabio Fazio) e Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia che lo ribadiva da Giletti su La7. E c'è chi sospetta già di una regia dell'internazionale sovranista. Intanto, il monito arrivato da Parigi non ha scoraggiato Di Maio che non solo non ha rinnegato le sue parole ma ha ribadito: «Non credo che sia un caso diplomatico, è tutto vero: il fatto che la Francia sia uno di quei paesi che stampando una moneta per 14 stati africani impedisce lo sviluppo di quegli e contribuisce alla partenza di profughi che poi muoiono nel Mediterraneo o arrivano sulle nostre coste». E ribadisce: «Se l'Europa vuole avere un po' di coraggio deve avere la forza di affrontare il tema della decolonizzazione, voglio cominciare ad affrontare le cause». E Di Battista, aprendo l'assemblea dei gruppi M5s avverte tronfio: «Sono fiero di quello che avete fatto.

Dobbiamo essere pronti perchè stiamo toccando interessi anche geopolitici».

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