Politica estera

Parigi, sciopero e scontri per la riforma di Macron

Ma le opposizioni si dividono. Ed è guerra di cifre sui partecipanti

Parigi, sciopero e scontri per la riforma di Macron

A Parigi come in Provenza. Le piazze di Francia, nuovamente mobilitate in 250 città, parlano chiaro: il secondo sciopero generale promosso ieri dai sindacati è un successo ulteriore dopo quello del 19 gennaio. Dimostrazione di forza e compattezza: le 8 sigle restano unite contro la riforma Macron. I sondaggi evidenziano il balzo del malcontento per l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, cresciuto in pochi giorni. Anche ieri tensioni a Parigi, Marsiglia, Tolone o Reims. Ma, facinorosi a parte, le città in sciopero - e la Francia in paralisi, dai trasporti ai servizi ospedalieri fino a pompieri e insegnanti, che si saldano con i movimenti studenteschi - diventano lo specchio della statistica, per cui oltre 7 francesi su 10 si oppongono alla riforma.

È un messaggio chiaro all'Eliseo: la piazza del «no» non si fermerà. Le parti sociali annunciano già un'altra mobilitazione. Doppia: martedì 7, alla vigilia dell'arrivo del testo all'Assemblée, poi l'11. Ieri, 1 milione 272mila in corteo in tutto l'Esagono, secondo l'Interno. In flessione solo la partecipazione nella funzione pubblica. La Cgt, il sindacato oltranzista, parla di 2,8 milioni di corpi. La prefettura, a Parigi, dice 87mila persone (mezzo milione per la Cgt).

Guerra di cifre a parte, il tema è che le opposizioni politiche non convergono. Ed è forse questo l'anello debole della catena di protesta. Non c'è fronte comune tra sinistra e destra lepenista. Meno elettori del Rassemblement National in piazza, rispetto alla gauche. Marine Le Pen parla di «riforma inutile e brutale, ho l'impressione di rivivere i gilet gialli» del 2018-2020. Ma per lei bisogna cambiarla in Parlamento, e accusa Jean-Luc Mélenchon di infantilismo per migliaia di emendamenti della Nupes (l'alleanza socialisti-verdi- France Insoumise) che «faranno vincere Macron». Tempi contingentati: «II 64 anni non sono negoziabili, ma ascolteremo i dubbi», insiste la premier Elisabeth Borne, che chiede ai suoi di stare uniti. Sui 43 anni di contributi previsti per l'assegno pieno si può forse trattare. Spiragli, nonostante i 7mila emendamenti.

Drastico, intanto, il calo di popolarità di Macron e Borne: -5 punti in un mese e mezzo. Sono a 36% e 31% (Odoxa). Per quasi due terzi dei francesi (il 63%) Macron non è un buon presidente.

E se il Paese dovesse subire blocchi per la mobilitazione, colpevole è il governo, secondo il 64%.

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