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Il partito di de Magistris fa fiasco: percentuali da prefisso telefonico

Doccia fredda per il caudillo di Napoli che sognava Palazzo Chigi

Il partito di de Magistris fa fiasco: percentuali da prefisso telefonico

Napoli - Frenano e franano sulle amministrative di domenica scorsa le ambizioni nazionali di Giggino 'o sindaco: il suo movimento «deMa», con oltre 200 candidati in provincia di Napoli e nel resto d'Italia, raccoglie le briciole di una battaglia politica che non l'ha mai visto davvero in partita.

Appena tre giorni fa, Luigi de Magistris aveva annunciato l'intenzione di tentare il grande salto alle prossime politiche e di prenotare addirittura Palazzo Chigi. «C'è un crescente entusiasmo aveva detto, attorniato dai guardiani della rivoluzione arancione . Se continueranno così, a conclusione del mio mandato da sindaco, credo ci saranno tutte le condizioni per costruire un'alternativa politica e culturale e candidarsi direttamente a guidare il Paese».

Ecco: ora bisognerà cambiare almeno obiettivo considerato che il suo «cespuglietto» è stato annientato dallo scontro tra centrodestra, centrosinistra e grillini. La sigla arancione arriva al ballottaggio in due soli Comuni: a Bacoli dove appoggia il blogger Josi Gerardo Della Ragione (che tre anni fa vinse con due liste civiche grazie a un radicamento assai forte soprattutto tra i giovani) e ad Arzano dove sostiene una sindacalista di lungo corso come Fiorella Esposito, ex segretario provinciale della Cgil-Scuola e vicina alla galassia socialista.

«DeMa» non sfonda a Melito (5 per cento) nonostante l'impegno personale della «pupilla» di Giggino, l'assessora comunale Alessandra Clemente. Nessun seggio a Sant'Antimo (5,9 per cento). Sprofondo rosso a Portici (3,6 per cento) e a Torre Annunziata (dove i risultati sono ancora congelati per un problema a una sezione).

Eppure Giggino ci credeva. Si aspettava «un buon risultato complessivo». «Entreremo nei Consigli comunali aveva vaticinato poi se qualcuno diventerà sindaco sarà ancora più bello». Le sue candidature erano «di rottura, di costruzione di un nuovo modo di fare politica» che vede «impegnati moltissimi giovani e donne e nessuna figura viene dal sistema o dalla vecchia politica». Altroché.

Vittima dell'entusiasmo da urne, nelle scorse settimane Giggino si era spinto fuori dai confini della Campania per una grande prova generale del suo impegno nazionale. A Taranto la lista «deMa» ha raggranellato l'1 per cento, a Carrara quasi il doppio: l'1,9. A Genova, de Magistris si è speso per Paolo Putti (4,9 per cento) e a Lucca per Marina Manfrotto (penultima con il 2,4 per cento). Non glien'è andata bene una. Malgrado una campagna elettorale giocata sulle corde del diritto alla ribellione con testi di Erri De Luca (lo scrittore è insieme al giallista Maurizio De Giovanni l'ideologo del Giggino-pensiero), «deMa» a Padova non è riuscito a raggiungere il ballottaggio con Arturo Lorenzoni.

E l'aspirante premier che dice? «Considero il risultato buono e può diventare ottimo se il 25 giugno ci sarà la vittoria di Fiorella Esposito ad Arzano e di Josi Della Ragione a Bacoli».

Contento lui.

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