Interni

Patrick è tornato. "Il giorno più bello della mia vita. Grazie al governo. Apprezzo tutto"

"È il giorno più importante della mia vita". Tre anni e mezzo dopo il suo arresto in Egitto, avvenuto il 7 febbraio 2020 proprio in aeroporto, al Cairo, mentre era in partenza per l'Italia, Patrick Zaki torna nel nostro Paese

Patrick è tornato. "Il giorno più bello della mia vita. Grazie al governo. Apprezzo tutto"

Ascolta ora: "Patrick è tornato. "Il giorno più bello della mia vita. Grazie al governo. Apprezzo tutto""

Patrick è tornato. "Il giorno più bello della mia vita. Grazie al governo. Apprezzo tutto"

00:00 / 00:00
100 %

«È il giorno più importante della mia vita». Tre anni e mezzo dopo il suo arresto in Egitto, avvenuto il 7 febbraio 2020 proprio in aeroporto, al Cairo, mentre era in partenza per l'Italia, Patrick Zaki torna nel nostro Paese. Ci arriva pochi giorni dopo la grazia concessa da Abdel Fattah al-Sisi con un volo privato della Egyptair che tocca la pista di Malpensa alle 16.56: ma le polemiche dei giorni scorsi sul «no» al volo di Stato dell'attivista dei diritti umani, neolaureato all'università di Bologna, lasciano il posto alla felicità per la libertà ritrovata.

A smorzarle è proprio Zaki, che prima di imbarcarsi sul volo per l'Italia, arrivando in giacca e cravatta all'aeroporto del Cairo insieme a sorella e fidanzata, accompagnato dai genitori, Hala e George, ringrazia «il governo italiano per quello che ha fatto negli ultimi giorni». «Ho veramente apprezzato tutto quello che hanno fatto», ribadisce, come a spegnere le polemiche, prima di estendere la sua gratitudine anche «alla diplomazia italiana in Egitto». A Malpensa lo studente, arrestato dal regime egiziano con l'accusa di sedizione e diffusione di notizie false a causa di un articolo sulla discriminazione dei cristiani copti in Egitto, trova ad attenderlo il rettore di UniBo, Giovanni Molari, e la coordinatrice del corso in Studi femminili e di genere, Rita Monticelli. Il gruppo raggiunge Bologna e qui, in conferenza stampa, proprio il rettore consegna a Zaki la pergamena della sua laurea. I toni sono rilassati. Il rettore e Monticelli ringraziano tutti, dalla città ad Amnesty, fino al governo e a Giorgia Meloni.

E lo stesso Zaki, quando prende la parola, oltre a una dichiarazione d'amore per Bologna non scorda nei ringraziamenti l'esecutivo e la presidente del Consiglio: ribadisce di voler continuare da subito a essere un difensore dei diritti umani, e rimarca come il suo arrivo sia coinciso con l'avvio della Conferenza sui migranti a Roma. Zaki ricorda anche Giulio Regeni, e dribbla una domanda polemica sui rapporti economici tra Italia ed Egitto («Non li conosco e non voglio parlarne, posso solo dire che farò del mio meglio per chiedere al governo egiziano di liberare i troppi prigionieri di coscienza ancora in carcere») prima di concedersi ai fotografi. Resterà in città ancora qualche giorno: domenica prossima il Comune, che gli conferirà la cittadinanza onoraria, ha organizzato una festa in suo onore in Piazza Maggiore.

Ma, inevitabilmente, la giornata del rientro, prima ancora delle sue dichiarazioni, ha visto comunque qualche spunto polemico, compreso l'esposto del Codacons alla Corte dei Conti «per sapere quanto sia costata alla collettività italiana la liberazione del ricercatore». Così l'ex Guardasigilli Andrea Orlando sceglie il ritorno di Zaki per prendersela con il governo a proposito dei presunti mancati ringraziamenti: «Un Paese normale commenta - è un Paese nel quale quando si raggiunge un obiettivo si gioisce nell'insieme ringraziando tutti quelli che hanno contribuito ad ottenere quel risultato, non un Paese nel quale ci mette la faccia il ministro o il sottosegretario». Ma Zaki, come detto, ha ringraziato proprio tutti. Anche se il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in mattinata aveva osservato come «certe scelte non sono legate alla riconoscenza», aggiungendo: «Abbiamo lavorato sin dall'inizio per questo obiettivo, come per fare luce pienamente sulla morte di Regeni, in silenzio, senza clamore, non per avere ringraziamenti». «È il dovere del governo, non per avere applausi ma perché è giusto» ha spiegato il ministro.

E a Roma, rispondendo ad una domanda su Regeni e i rapporti con l'Egitto, anche la premier Giorgia Meloni ha sottolineato: «Non penso affatto che sia una questione archiviata.

Continuo ad occuparmene come ho fatto con Zaki, senza parlarne con voi».

Commenti