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Patto a tre e più unità. Il centrodestra lavora al programma comune

Nella coalizione che sfiderà Grillo e Renzi decisiva la coesione. Il ruolo della Meloni

Patto a tre e più unità. Il centrodestra lavora al programma comune

Silvio Berlusconi in partenza per la Russia per incontrare Vladimir Putin. Matteo Salvini a San Martino di Fiastra, nei luoghi del terremoto per incontrare una anziana sfrattata. Giorgia Meloni verso la Sicilia per la presentazione della lista per Musumeci presidente.

Le strade dei tre leader del centrodestra fanno ancora fatica a incrociarsi per il sospirato vertice che dovrà sancire la firma di una sorta di nuovo patto di unità in vista delle elezioni del 2018. Incrociare le varie agende non è facile, inoltre su dettagli e cerimoniale si fa fatica a trovare la formula che rappresenti nel modo migliore l'assoluta pari dignità di tutti i partecipanti, visto che la corsa per la «sovranità» del centrodestra è in corso e si concluderà soltanto quando le urne diranno quale partito tra Forza Italia e Lega riuscirà a prendere più voti.

«Il clima è migliorato, ora bisogna mettersi a lavorare per presentare un programma credibile e coerente». L'indicazione che arriva dai colonnelli dei vari partiti viene sposata sia da Forza Italia che dalla Lega, ma anche da Fratelli d'Italia che con Giorgia Meloni sta mediando per favorire il vertice a tre, nonostante qualche malumore legato al Rosatellum Bis.

I partiti del centrodestra sono convinti che - oltre che sul controllo dell'immigrazione - le elezioni si vincano sulle tasse. Per questo subito l'incontro tra i leader verrà avviata una sorta di camera di compensazione sui programmi, perché «più risultiamo coerenti, meglio è». É chiaro, comunque, che la flat-tax sarà il cavallo di battaglia delle prossime elezioni, la vera scossa per una vera ripartenza dopo anni di cristallizzazione della nostra economia (così come ci sarà il reddito di dignità mentre il Carroccio è intenzionato a introdurre anche lo stipendio minimo). La Lega insisterà sul suo essere partito nazionale, anche se non nazionalista. E già in Sicilia, dove presenterà una lista unitaria con Fratelli d'Italia, affronterà un primo test importante per capire le prospettive di sviluppo fuori dal Settentrione.

I pontieri sotto traccia cercano dunque di riavviare la macchina del programma. I motivi di divisione si stanno gradualmente smussando. Sulle linee guida non ci sono particolari obiezioni incrociate. Meno tasse, meno burocrazia, meno Stato dove ce n`è troppo, e più sicurezza, più difesa della nostra identità, più tutela dei deboli, quindi più Stato dove è necessario è la mappa che i partiti di centrodestra non faranno fatica a seguire.

Sull'immigrazione la visione è condivisa, anche se Berlusconi fa ragionamenti di più ampio raggio, non solo di contenimento interno, ma di intervento nei Paesi di origine (il famoso Piano Marshall per l'Africa). Si batterà inoltre sul rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine, sull'inasprimento delle pene, sul rimpatrio per i migranti che non scappano dalle guerre. La questione dei rapporti con l'Europa sembra meno intricata di qualche tempo fa. L'uscita dall'euro non è più un tema all'ordine del giorno dalle parti della Lega. La linea condivisa è quella dell'offensiva per la revisione dei trattati che vincolano l'Italia alle scelte dell'Ue, a partire dal Fiscal Compact, così come inevitabilmente si alzeranno i toni sul Trattato di Dublino. «L'importante è che una volta stipulato un patto si offra davvero una immagine di unità come sostanzialmente sta avvenendo in Sicilia.

Con risultati decisamente positivi sul piano dei sondaggi».

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