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Il Pd che finisce a pezzi rinsalda il centrodestra. Ora l'intesa è possibile

Pontieri di Forza Italia, Lega e Fdi al lavoro. Salvini: alleato di Berlusconi? Ne sarei felice

Il Pd che finisce a pezzi rinsalda il centrodestra. Ora l'intesa è possibile

Roma - La faida nel Pd rinsalda il centrodestra. Non s'è ancora capito se oggi si consumerà la scissione tra renziani e minoranza ma di certo lo strappo a sinistra ha effetti immediati anche nel fronte moderato. Se è vero che Berlusconi non ha mai alimentato le polemiche con gli alleati, alla luce di quello che sta accadendo al Nazareno, a maggior ragione occorre ricucire. Non rispondere alle provocazioni salviniane, smussare gli attriti, lavorare per la ricomposizione dell'alleanza con gli storici compagni di viaggio. I sondaggi sul tavolo di Arcore parlano chiaro: il centrodestra unito già se la giocava prima della crisi nel Pd; figuriamoci dopo se lo strappo dovesse consumarsi per davvero. A quel punto sarebbe derby tra centrodestra e Movimento 5 Stelle con realistiche possibilità di vittoria. Ecco perché soprattutto in questa fase si mettono all'opera i pontieri di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia: tutti intenzionati a ricucire i rapporti e farsi trovare pronti e uniti se la situazione dovesse precipitare. Altrimenti sarebbe come regalare il Paese a Grillo e alla Casaleggio & Associati.

Una valutazione che fa anche Salvini posto che, forse per la prima volta dopo settimane di quotidiane stilettate al Cavaliere, decide di cambiare tono: «Se Berlusconi vuole fare un'alleanza - patti chiari e amicizia lunga - sono la persona più felice del mondo; perché più larga è la squadra meglio è». Poi naturalmente pianta i propri paletti: «Ma siccome il centrodestra qualche erroruccio in passato l'ha fatto, non sono disposto ad imbarcare chiunque». E ancora: «Sul progetto non transigo, chi fa il candidato premier è l'ultimo dei miei problemi. Però chiarezza. Già in passato avevamo messo dentro tutto. Sono disponibile ad una alleanza più ampia possibile che però firma un programma che è una Bibbia».

Più o meno lo stesso pensiero della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: «Nessuna alleanza per Fratelli d'Italia è scontata. Per noi valgono la coerenza di posizionamento - per la quale chiediamo una clausola anti-inciuci - e chiarezza sulle risposte da dare agli italiani in tema di difesa degli interessi nazionali, rapporto con l'Europa, immigrazione, povertà, tasse, famiglia e sicurezza».

Berlusconi non risponde direttamente ma al programma è al lavoro da tempo. Si sta concentrando sull'«albero delle libertà», manifesto programmatico con dieci rami per dare soluzioni su fisco, burocrazia, Europa, giustizia, immigrazione, sicurezza, salute, scuola, lavoro, povertà. Un ramo poi sarà particolarmente «verde» visto che conterrà misure a favore di famiglie che hanno animali domestici.

Sugli screzi con gli alleati storici, quindi, minimizza assicurando che sul «programma siamo d'accordo su quasi tutto». L'uscita dall'euro fa parte del «quasi» ma il Cavaliere preferisce vedere ciò che unisce e non ciò che divide. Ecco perché le sue priorità sono altre: ad esempio trovare un'intesa su una proposta di riforma fiscale con aliquota unica. La Lega la vorrebbe al 15% ma la percentuale, per Berlusconi, sarebbe un po' troppo bassa e avrebbe problemi di copertura. Ma gli esperti sono al lavoro e l'ex premier, come sempre, ostenta ottimismo: troveremo la quadra e alle prossime elezioni il centrodestra vincerà.

Con lui in campo, ovviamente.

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