Politica

Pensioni, i soldi non bastano. L'"Ape social"? A esaurimento

I sei miliardi previsti in tre anni sembrano già pochi. Anticipo gratuito, arriva la stretta: soglia a 1.300 euro

Pensioni, i soldi non bastano. L'"Ape social"? A esaurimento

I sindacati non sono del tutto soddisfatti. Sulle pensioni si poteva fare di più, magari ampliando la platea di chi potrà anticipare la pensione senza costi. Ma già così come è stata presentata, la riforma delle pensioni targata Matteo Renzi non è tanto minimalista come sembra e rischia di pesare non poco sulle finanze pubbliche.

Intanto il costo dichiarato non è limitato come si pensava. Sono sei miliardi di euro nel triennio di sperimentazione, limitata alle leve degli aspiranti pensionati nati tra il 1951 e il 1953. La riforma è stata presentata a ridosso di una legge di Bilancio particolarmente difficile per il governo. A renderla passabile, il fatto che in gran parte graverà sui prossimi anni: 2018 e 2019. Nel 2017, anno sotto osservazione della Commissione europea, la spesa si limiterà a 1,5 miliardi. Gli altri 4,5 finiranno sui conti degli anni successivi. Altra legislatura e altro governo. Una polpetta avvelenata come le clausole di salvaguardia. O come la grana degli esodati, provocati dalla riforma Fornero, ma i cui costi sono stati scaricati sugli anni (e sui governi) successivi alla legge.

La previsione di spesa di sei miliardi, poi, rischia di saltare. Gli allarmi negli ultimi giorni si sono moltiplicati. In primo luogo la Ragioneria generale dello Stato, che ha cercato di frenare il governo spiegando che alcune misure rischiano di fare aumentare la spesa pensionistica di un punto percentuale. Per questo il governo è rimasto sul vago per quanto riguarda alcuni aspetti dell'Ape sociale, cioè l'anticipo gratuito della pensione per alcune categorie di lavoratori. La platea degli interessati si allarga progressivamente (ultimi arrivati i macchinisti, edili marittimi). Il limite di reddito si dovrebbe invece abbassare: 1.300 lordi e non 1.500 come previsto né i 1.650 che chiedevano i sindacati. Segno che il nodo coperture è tutt'altro che sciolto.

Si utilizzeranno tutte le risorse possibili. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini ha fatto capire che si potrebbe ricorrere alle risorse non utilizzate per gli esodati. Ma ci sono altre incognite sui conti pubblici. Ne ha parlato l'esperto di previdenza Guliano Cazzola su Formiche.net. «Una trappola può essere annidata nei benefici previsti per i lavoratori precoci ai quali è consentito l'accesso alla pensione con 41 anni di contributi se si tratta di disoccupati senza ammortizzatori sociali, di persone in condizioni di salute che determinano una disabilità e di lavoratori occupati in alcune attività particolarmente gravose. Se questi limiti dovessero saltare o divenire troppo ampi, ci sarebbe da temere per i conti pubblici, visto che i cosiddetti precoci (quanti hanno cominciato a lavorare almeno 12 mesi prima dei 19 anni) sono alcuni milioni».

Impossibile prevedere quanti aderiranno. Per questo nella riforma vera e propria potrebbe trovare spazio una formulazione classica. Quella di finanziare l'Ape sociale, cioè l'anticipo gratuito da uno a tre anni della pensioni, con risorse a esaurimento. Una volta terminate, non ci sarà la possibilità di usufruirne.

La versione dell'Ape che non pesa di sicuro sulle casse pubbliche è quella volontaria, totalmente a carico dell'aspirante pensionato che se la paga interamente con una decurtazione del 6% per ogni anno di anticipo per 20 anni.

Variante molto poco conveniente, alla quale probabilmente aderiranno in pochi.

Commenti