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Pianosa, un'isola deserta può salvarci dall'invasione

L'Europa accoglierà i profughi solo se creeremo centri di identificazione. E la località disabitata può essere una soluzione. Ecco i pro e i contro di una proposta che fa già discutere

Pianosa, un'isola deserta può salvarci dall'invasione

La proposta è efficace, anche se la realizzazione può sembrare laboriosa. Mentre la Ue rilancia la necessità di centri di indentificazione e smistamento, l'idea del Foglio di lanciare Pianosa come la nuova Ellis Island italiana conquista consensi. La proposta di trasformarla da scoglio semideserto in centro d'accoglienza per i migranti da identificare, registrare e spartire in Europa è suggestiva. Ed ecco luci e ombre, che anche Bruxelles deve contribuire a risolvere.

L'Europa e l'America d'inizio '900

Quando il 1° gennaio 1892 Washington trasforma l'isolotto di fronte a New York nel principale centro di registrazione per immigrati gli Stati federali sono alla disperata ricerca di forza lavoro. Cento anni dopo Pianosa può diventare la Ellis Island del Ventunesimo secolo e un grande centro di smistamento dove assicurare - con l'aiuto di esperti degli altri Stati membri, dell'Ufficio per l'asilo (Easo), Frontex, ed Europol - la registrazione e la raccolta delle impronte digitali dei migranti in base al Regolamento di Dublino e Eurodac (sistema identificazione). Anche perché da Pianosa, a differenza di quanto avviene negli altri centri i migranti non possono fuggire. I partner europei dovranno però garantire rapida accoglienza agli immigrati registrati. Esattamente come nell'America del 1907 quando Ellis Island bruciò tutti i record smistando un milione 4.756 immigrati in 12 mesi e registrandone 11.747 nella giornata del 17 aprile.

I tempi

L'editorialista del Corriere Ernesto Galli della Loggia accoglie la proposta «Pianosa-Ellis Island» «a patto che il soggiorno... non possa superare le tre o quattro settimane». A Ellis Island le pratiche di registrazione richiedevano dalle 2 alle 5 ore. Subito dopo iniziava lo smistamento nei vari Stati. Se passasse l'opzione Pianosa bisognerebbe, come previsto dai piani europei, sveltire i tempi per le pratiche d'asilo che bloccano decine di migliaia di persone per tempi superiori ai 6 mesi.

L'identificazione

A Ellis Island l'identificazione dei profughi era garantita dalle liste passeggeri delle compagnie navali. In Italia oggi non è ancora consentita l'identificazione coatta dei migranti attraverso le impronte digitali. Per far funzionare l'opzione Pianosa e creare un vero centro di smistamento su standard europei, l'identificazione degli immigrati deve diventare obbligatoria.

Le accuse d'internamento

Di fronte all'«opzione Pianosa», Ernesto Galli della Loggia si chiede se l'Italia sia davvero in grado di praticarla evitando l'insorgere di «una situazione disumana». Il dubbio è lecito. Organizzazioni umanitarie, sinistra e movimenti per i diritti umani non mancherebbero di paragonare Pianosa ad un centro d'internamento. Ma se gli esperti europei contribuissero a gestire il centro il problema potrebbe esser risolto. O almeno diventare europeo.

Più rimpatri meno affollamento

A Ellis Island le liste passeggeri non certificavano con certezza solo l'identità dei nuovi arrivati, ma anche il loro porto d'imbarco e la loro zona d'origine. Chi veniva rimandato indietro veniva semplicemente fatto salire sulla stessa nave da cui era sceso. Oggi non è possibile rispedire indietro chi, come nel caso di eritrei, somali o siriani, fugge da persecuzioni o conflitti. La realizzazione dell'«opzione Pianosa» richiede quindi accordi di rimpatrio con i governi degli immigrati «irregolari» provenienti da Paesi come Nigeria, Niger, Senegal e Bangladesh.

Lo spazio tiranno

A febbraio 2015 i migranti parcheggiati nei vari centri di accoglienza regionali erano 67.128. Garantire servizi essenziali per un simile numero di persone nella sola Pianosa rischia di rivelarsi complesso. «Lega Ambiente-Arcipelago Toscano» ricorda che Pianosa è «uno scoglio piatto di 10 chilometri quadrati, senza fogne, che può attingere solo alla scarsa acqua sotterranea e con un patrimonio edilizio carcerario fatiscente abbandonato già prima della chiusura del carcere nel 1997».

I vincoli ambientali

La zona costiera e il territorio di Pianosa fanno parte del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano inserito in una zona di conservazione speciale dell'Unione Europea. Per salvaguardare il patrimonio ambientale gli accessi all'isola non possono superare il limite massimo di 250 persone al giorno.

Per trasformare Pianosa in un centro di smistamento bisogna pensare a dei finanziamenti europei per salvaguardarne il patrimonio ambientale.

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