Cronache

Picasso all'asta: lo comprano in 25mila

Attraverso un crowdfunding in rete il "Moschettiere" diventa multiproprietà

Picasso all'asta: lo comprano in 25mila

Un soggiorno per due persone in un luogo magico, un navigatore per auto per non smarrirsi mai, una piccola stampante portatile per le fotografie, un set di batterie, aromi per camini, set di pastelli Caran d'Ache e materassi. Su QoQa, piattaforma Svizzera online per la vendita di oggetti, si può trovare di tutto: anche un quadro di Picasso. E un gruppo numeroso può arrivare alle cifre necessarie per l'acquisto di un oggetto dalla bellezza eterna. Un quadro dipinto da Picasso nel 1968, 58 x 28.5 cm, è stato messo in vendita sulla piattaforma di shopping online QoQa.ch per 2 milioni di franchi svizzeri (circa 1,7 milioni di euro). Le 40mila azioni a 50 franchi (42 euro) sono andate via come il pane. Molti ne hanno comprata più di una e i proprietari del quadro del pittore spagnolo, adesso, sono 25mila. Il «busto di moschettiere», questo il nome della tela, rimanda a quel «uno per tutti, tutti per uno», il motto dei moschettieri di Francia, è stato venduto in 48 ore: tante spade unite possono fare la forza. Il Museo di arte moderna e contemporanea di Ginevra (MAMCO), da venerdì, sta esponendo il Picasso partecipativo. La piattaforma si è avvalsa di specialisti per certificare l'autenticità del pezzo. Il signor Meyer, però, Ceo di QoQa, ha rifiutato di rivelare il prezzo reale pagato a «un proprietario europeo».

Lionel Bovier, il direttore di MAMCO dice alla Tribune de Genève «ciò che sorprende di più è vedere un gruppo auto-organizzativo di dimensioni così grandi». Trovare una posizione al quadro non è stato facile «probabilmente lo metteremo in una scatola isolante, almeno durante l'estate, perché il MAMCO non è climatizzato». Bovier vuole anche utilizzare il know-how di Qoqa nelle tecnologie digitali per riuscire a presentare il dipinto in modo originale. Infatti, uno spazio importante è dedicato al digitale, con webcam che mostrano ai proprietari il destino della loro opera. Pascal Meyer, il proprietario di QoQa ha dichiarato a AFP che ciò che è stato fatto è «un modo per democratizzare l'arte», un mondo «chiuso e buio» e afferma che l'iniziativa, serve anche per generare chiacchiericcio per parlare della sua società attraverso il «buzz», il rumore in rete. Sulla stessa piattaforma si legge «ogni grande decisione sarà messa ai voti. Immagina: in quale museo lo mostreremo? Lo venderemo? Cosa fare con il plusvalore?».

Già, perché comprare un quadro è anche un po' come investire dei soldi in un qualcosa che potenzialmente nel tempo aumenterà di valore. Ma la comproprietà collettiva di un bene come un quadro d'artista pone molti problemi pratici, soprattutto per le decisioni sul suo destino che devono essere per forza prese in maniera collettiva. Se una mostra su Picasso o un'istituzione volesse prendere in prestito il quadro, i proprietari dovranno decidere in maniera collettiva. Lo stesso vale per i trasferimenti o nel caso in cui fosse necessario rivenderlo. Il quadro rimarrà a Ginevra fino a ottobre. Spetterà agli utenti votare per la sua prossima destinazione. Ovviamente non è possibile dividere la tela in migliaia di pezzi.

Ma la democrazia partecipativa delle opere, probabilmente, sarà una delle strade future dell'arte.

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