Cronache

Piemonte o Lombardia? Verbania si divide alle urne

In 160mila voteranno per scegliere se restare nella «propria» regione o se passare in quella confinante

Veduta di Verbania
Veduta di Verbania

I primi volantini sono stati distribuiti appena un paio di settimane fa tra i bar del tranquillo lungolago di Pallanza, dove il turismo ancora non langue nonostante l'arrivo dell'autunno: «Diamoci un taglio. Io voto sì!». Siamo nella terra più settentrionale del Piemonte, che corre lungo il Lago Maggiore e si incunea nella Svizzera. In ballo c'è un passaggio radicale, da una regione a un'altra: lasciare il Piemonte per entrare in Lombardia. Gli elettori tra i centosessantamila abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola oggi, giorno del referendum, sono chiamati a dire sì o no. A settembre sembrava dovesse quasi saltare tutto: mancavano i finanziamenti per l'apertura dei seggi. Si parlava anche dell'ipotesi di autotassazione da parte dei comuni. Alla fine sarà il Piemonte di Sergio Chiamparino a mettere i soldi, circa 330mila euro, per una consultazione plebiscitaria che ha l'anima della Lega: Vater Zanetta, presidente del comitato «Diamoci un taglio», ex senatore Forza Italia, da pochi mesi è passato al Carroccio. Al di là della connotazione politica, con la certezza del voto la macchina organizzativa si è messa in moto rapidamente. Il Comune di Ornavasso ha inviato subito una lettera ai cittadini iscritti all'albo degli scrutatori per verificare la loro disponibilità ai seggi da sabato 20 fino alla fine dello scrutinio di domenica notte. E ora si contano le ore di una consultazione che fino all'estate sembrava un gioco. Il sì della Cassazione alla richiesta di indizione del referendum era arrivato il 12 luglio di quest'anno dopo la verifica delle 5.300 firme raccolte. Poche settimane dopo il Consiglio dei ministri aveva dato via libera, ma non si sapeva chi doveva pagare.

«A noi, più che Lombardia o Piemonte, interesserebbe entrare in Svizzera», scherzano gli abitanti intorno a Villa Giulia, di fronte ai traghetti che vanno e vengono dalle isole del Lago Maggiore. I proponenti fanno leva si ragioni economiche e storiche. «Meno Irpef regionale. Minor costo del bollo auto. Migliore sanità: è solo l'inizio del lungo elenco di vantaggi citati dal comitato del sì per convincere i concittadini della bontà dell'addio al Piemonte. Altro slogan sensibile per il territorio, scritto sui volantini distribuiti da giorni lungo il lago: «Assegnazione alla provincia del VCO di 18 milioni di canoni idrici».

Ma le ragioni del sì al trasloco lombardo, si insiste, sono ancora più profonde, hanno radici lontane: bisogna ritornare «dove la storia, la cultura e le tradizioni ci riconoscono, superando i confini regionali istituiti dopo l'Unità d'Italia».

Geograficamente la provincia sembra, appunto, strappata agli elvetici. Estesa dal livello del lago agli oltre 3mila metri, confina a nord est e nord ovest con il Canton Ticino e il Canton Vallese. È molto giovane: fu costituita nell'92 separandosi dalla provincia di Novara, ha dunque una recente storia secessionista alle spalle. Ora è formata da 76 Comuni. Ma prima di essere dei Savoia e prima della dominazione spagnola, il territorio era nelle mani dei Visconti e poi degli Sforza di Milano.

Dopo la conferma di voto e svolgimento, il governatore piemontese Chiamparino ha fatto visita a Verbania per parlare dei progetti futuri per una provincia che è un piccolo gioiello nel comparto del turismo con 3 milioni di presenze l'anno nel 2017 tra i laghi Maggiore e d'Orta e le montagne. Il Piemonte c'è, non c'è ragione di sentirsi abbandonati. Secondo molti l'interesse è stato, però, tardivo. Nonostante gli sforzi il Lago Maggiore potrebbe diventare praticamente tutto lombardo tra l'altro con i soldi (per il referendum) del Piemonte. I comitati sono ben organizzati sui Social. Da una parte il gruppo Il Vco è Piemonte, dall'altro Il 21 ottobre io voto sì al referendum. «Lombardia per i nostri ragazzi». «Sempre fedele al Piemonte»: sono alcuni dei commenti opposti che si possono leggere sulle pagine dei Comuni interessati.

Il Pd si è schierato per il no o comunque per l'astensionismo: «Il partito Democratico - recita un comunicato - si chiede se sia giusto lasciare una regione e bussare alla porta di un'altra solo nella speranza di ricevere qualche euro in più». E viene sottolineato come la «divisione del lago d'Orta tra due regioni renderebbe Omegna isolata». Favorevoli e contrari al passaggio di Regione tra i cittadini sembrano in numero equilibrato, ma la prima incognita sarà il raggiungimento del quorum. Il Comune di Ornavasso ha svolto un sondaggio online per i suoi abitanti e i pro Lombardia sono risultati vincitori con il 52% delle preferenze. Alcuni sindaci si sono mantenuti stoicamente neutrali, mentre altri sono iscritti della prima ora al comitato Diamoci un taglio, come i primi cittadini di Crodo e Borgomezzavalle.

Qualora si raggiungesse il quorum e vincesse il sì, la prassi prevede comunque due voti nei Consigli regionali delle due Regioni per i loro pareri, prima che la palla passi al Parlamento.

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