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Il prefetto inchioda i Comuni anti Salvini: "I sindaci applichino la legge"

Il Comune di Padova sfida Salvini e iscrive all'anagrafe un richiedente asilo. Interviene il prefetto: "I sindaci applichino il decreto Sicurezza"

Il prefetto inchioda i Comuni anti Salvini: "I sindaci applichino la legge"

La disobbedienza civile alle leggi dello Stato parte dalle città rosse. A iniziare la guerra al decreto Sicurezza è stata la Firenze del renziano Dario Nardella. Poi è stata la volta della Bologna del piddì Virginio Merola raccogliendo anche il plauso dell'Anci. Ma all'ennesimo strappo, consumato questa volta dalla Giunta di Padova giunta dal sindaco Sergio Giordani, è intervenuta la Prefettura chiedendo l'acquisizione di tutti gli atti pubblici per "verificare la corretta applicazione" della legge.

"Io sono al fianco di tutti i sindaci, ma mi aspetto applichino la legge anziché fare disubbidienza ideologica". Matteo Salvini non è disposto a tollerare oltre. La battaglia che stanno facendo i sindaci al decreto Sicurezza iscrivendo i richiedenti asilo all'anagrafe è una vera e propria spina nel fianco. Lo scorso marzo il tribunale di Firenze ha accolto il ricorso di un somalo e ha costretto il comune di Scandicci a registrarlo all'anagrafe. "Ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale - ha deciso il giudice Carlo Carvisiglia - deve intendersi comunque regolarmente soggiornante, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l'esame della domanda di asilo". Quando il Viminale si è opposto alla sentenza, ha dovuto fare i conti con uno dei tanti magistrati fan dell'accoglienza: Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata per l'immigrazione e la protezione internazionale del tribunale toscano. Con una sentenza emessa lo scorso maggio ha negato al ministero dell'Interno la possibilità di impugnare la decisione di Carvisiglia.

Dopo Firenze è stata la volta di Bologna. Il tribunale civile ha accolto il ricorso di altri due richiedenti asilo, a cui era stata negata la possibilità di iscriversi all'anagrafe usando il permesso di soggiorno, spiegando che questo "impedisce l'esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essa connessi, tra i quali rientrano ad esempio quello all'istruzione e al lavoro". La resistenza dei due Comuni rossi ha subito trovato il sostegno di altri sindaci pro immigrazione, come Luigi De Magistris a Napoli e Leoluca Orlando a Palermo, che hanno deciso di battere anche loro la strada della protesta. Alla carovana del buonismo si è aggiunto, lunedì scorso, anche il sindaco di Padova. "La mia scelta non è dettata da elementi ideologici - ha spiegato Giordani - ma piuttosto dal buon senso e dal mio dovere di tutelare sempre l'ente con suoi collaboratori e dirigenti da condotte stigmatizzabili in sede giudiziaria, nonché da pesanti rischi risarcitori a carico del Comune rispetto alla negazione di un diritto di rango costituzionale". Anche se il primo cittadino piddì dice di non volerla "buttare in politica", il suo blitz è un chiaro attacco a Salvini. La cui risposta, però, non si è fatta certo attendere.

Oggi il prefetto di Padova ha chiesto al Comune l'acquisizione degli atti e ogni altra informazione a proposito dell'iscrizione all'anagrafe del richiedente asilo. "L'obiettivo è verificare la corretta applicazione del decreto Sicurezza", fanno sapere fonti dal Viminale che può valutare un'eventuale impugnativa contro lo strappo di Giordani. Lo stesso Salvini è intervenuto per dire ai sindaci che si aspetta che applichino tutti la legge "anziché fare disubbidienza ideologica". Il rischio, come fa notare l'assessore regionale Roberto Marcato, è mandare ai cittadini "un messaggio pericolosissimo di contrapposizione tra le amministrazioni locali e lo Stato". "Evidentemente - fanno sapere dal quartier generale di via Bellerio - il messaggio che è arrivato dalle Europee è rimasto inascoltato, ora ne paghino le conseguenze...

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