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Primarie Pd, i tormenti di Sala che resta alla larga da Matteo

Il sindaco di Milano non si schiera: stimo Martina ma per ora non vedo i contenuti

Primarie Pd, i tormenti di Sala che resta alla larga da Matteo

Milano - Se Beppe Sala non avesse già avuto una missione istituzionale fissata a Chicago, era la battuta che circolava giorni fa a Palazzo Marino, si sarebbe inventato qualche altro impegno per tenersi alla larga dal Lingotto di Torino. Ma tornato da appena due ore dagli Usa ieri il sindaco di Milano non ha usato mezze parole per stroncare il Matteo Renzi show di sabato scorso. «Il problema non è vincere le primarie del Pd, ma vincere poi le elezioni ed essere in condizione, cosa non facile, di creare un governo - ha premesso - Il Lingotto? Tutti sanno che il ministro Maurizio Martina (che si presenta in ticket con il segretario uscente, ndr) è una persona che stimo ed è anche un amico, ma in termini di contenuti credo che una proposta con cui la sinistra presume di poter vincere ancora non c'è. Ovviamente c'è ancora del tempo». Cita Martina e non Renzi. E a chi gli chiede se pensa che il leader del Pd avesse messo il cappello sul «modello Milano» sostenendolo in campagna elettorale si limita a ribattere: «Avrei fatto anch'io così fossi stato Renzi». Sala è ancora ben lontano dallo schierarsi alle primarie del 30 aprile (e come ha puntualizzato giorni fa «non sono organico al partito né lo diventerò durante il mio mandato», da non iscritto dovrebbe evitare le urne). In questi giorno sono circolate persino voci di un possibile sostegno a sorpresa al ministro Andrea Orlando, rumors che i suoi fedelissimi archiviano come fantapolitica, ma già che se ne parli è sintomo dei rapporti tra il sindaco più in vista del centrosinistra e Renzi.

«Il problema - ha insistito ieri Sala - non è per chi voto, da elettore di sinistra sono attento a capire cosa ognuno dice e ribadisco che il problema sarà vincere le elezioni e creare un governo, posto che da quanto capiamo centrosinistra, centrodestra e 5 Stelle rischiamo di polarizzare in misura quasi simile le preferenze». Nelle scorse settimane Sala ha ribadito più volte che la figura del segretario del Pd dovrebbe essere scissa dal candidato premier. E andato più in là il suo assessore ed ex sfidante alle primarie sotto la Madonnina nel 2016, Pierfrancesco Majorino, in campo senza se e senza ma con Orlando (che proprio a Milano sabato radunerà i supporter della mozione): «Non credo si possa dire che chi vince il congresso del Pd poi guidi magicamente la coalizione di centrosinistra. Anche in quel caso servirebbero le primarie. E tra Renzi e Pisapia (se mai si sfidassero) io sceglierei Pisapia». Sala probabilmente ha in mente altri nomi, ma ha già dichiarato senza mezzi termini che Renzi «dovrebbe saltare un giro».

Nel Consiglio comunale di Milano l'ex premier ha già perso le primarie: 10 esponenti dem tifano Orlando, con lui solo 7. Fa comodo a Sala per difendere la scelta di tenere un profilo istituzionale. Chi era convinto che il sindaco si sarebbe schierato subito con Renzi oggi si accontenta di immaginare che nella volata finale dirà una parola di sostegno a Martina.

C'è ancora tempo, Sala dixit.

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