Politica

Al primo test Mattarella sceglie il silenzio

Il capo dello Stato riceverà le opposizioni in rivolta ma non vuole "interferire" coi lavori del parlamento

Al primo test Mattarella sceglie il silenzio

Roma - «Porte aperte» al Quirinale, ascolto e «massima disponibilità», ma fino a un certo punto. Il capo dello Stato riceverà le opposizioni inferocite, sentirà quanto avranno da dire, affronterà con loro «i vari temi» dell'agenda politica, riforme comprese. Però, dicono, non sarà «una processione»: Sergio Mattarella incontrerà le varie delegazioni una volta e non tutte insieme. E soprattutto non potrà intervenire sullo svolgimento dei lavori parlamentari. Se qualcuno ha delle lamentele sui tempi e sulle modalità, dovrà rivolgersi alla Boldrini e a Grasso. Sono loro i garanti del potere legislativo e il presidente, anche se volesse, non potrebbe «interferire».

A una decina di giorni dall'elezione, ecco la prima grossa grana per Mattarella. Il nuovo capo dello Stato ha fatto appena in tempo a presenziare a una riunione del Csm e a fare le prime nomine dello staff (Simone Guerrini direttore della segreteria, Giovanni Grasso portavoce, Gianfranco Astori consigliere per l'informazione) e già si trova a fronteggiare i marosi della politica. Matteo Renzi che impone tempi accelerati alla riforma del Senato e minaccia elezioni anticipate, i capigruppo delle opposizioni schierati uno accanto all'altro e Montecitorio e pronti ad abbandonare la Camera, sedute notturne per la legge costituzionale, scazzottate e insulti vari in aula.

Mattarella segue «con preoccupazione» gli sviluppi: la prospettiva di un nuovo Aventino non può certo fargli piacere. Le opposizioni parlano di «deriva autoritaria» e cercano una sponda sul Colle. «Aspettiamo un segnale da Mattarella», dice il grillino Roberto Fico. Renato Brunetta telefona «a nome di tutti» al segretario generale Donato Marra per sondare la disponibilità del presidente a ricevere «una delegazione delle forze parlamentari di minoranza». Poi annuncia: «Ci vedrà martedì, uno per uno. Avremo perciò modo di rappresentare le nostre osservazioni alle riforme istituzionali».

In realtà l'unico appuntamento confermato è con Sel, che aveva chiesto udienza già da prima degli ultimi fatti». Poi toccherà agli altri, il secondo il lista d'attesa è il gruppo di M5S. Ma, spiegano sul Colle, «le porte sono aperte per tutti», nel senso che il capo dello Stato riceverà anche gli altri partiti quando faranno richiesta.

«Ascolto» dunque, purché nel rispetto delle forme. Quello che sicuramente Mattarella non vuole vedere è la rappresentazione plastica dello strappo istituzionale, con le opposizioni che sfilano tutti insieme nei saloni del Quirinale. Pure sul merito non vuole intervenire, un po' perché la gestione dei lavori parlamentari non è materia sua ma dei presidenti delle Camere, un po' perché forse non intende ancora sbilanciarsi. Nel discorso di insediamento ha detto che le riforme avviate vanno completate in fretta, però ha anche invitato a trovare la massima coesione. Quindi silenzio.

E Grillo: «È peggio dei moniti di Napolitano».

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