Cronache

Il prof rosso che spaccia i migranti per lezione

Insegna Filosofia a Verona, con la scusa di fare ricerca si è imbarcato: una bugia come tante

Il prof rosso che spaccia i migranti per lezione

Gianluca Solla, professore associato di Filosofia all'università di Verona, va in missione di «ricerca» a bordo di nave Iuventa di fronte alla Libia, già sotto inchiesta della procura di Trapani, in seguito sequestrata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. E ieri sul Manifesto accusa il Giornale «di cattiva coscienza» perché lo abbiamo definito giornalista del quotidiano, dopo due paginate scritte sulla gloriosa avventura della nave della Ong tedesca indagata dalla magistratura. In realtà sono stati proprio gli inquirenti ad averlo indicato, negli atti, come «giornalista del Manifesto» a causa di questi articoli e altro. Ancora più grave che Solla con mezze smentite e palesi omissioni ha continuato a raccontare ieri sul quotidiano un'altra storia rispetto alle intercettazioni delle sue telefonate, chiacchierate e mail a bordo della nave collusa con gli scafisti.

Il primo, lungo, articolo del non giornalista Solla su Iuventa e l'Ong Jugend Retten, sotto inchiesta, esce il 14 marzo. E si capisce subito da che parte penda il professore quando parla dell'«obbrobrio legislativo, conosciuto con il nome di Legge Bossi-Fini», che ha «permesso, non molti anni fa, alla magistratura italiana di applicare il reato di favoreggiamento a chi soccorreva i profughi in mare». Guarda caso lo stesso reato contestato oggi a Iuventa e soci.

In maggio il professore getta il cuore oltre all'ostacolo e si imbarca sulla nave della Ong tedesca. Sul sito dell'università di Verona, Dipartimento di Scienze umane, scrive: «Il ricevimento è sospeso a partire dalla seconda settimana di maggio per impegni di ricerca del docente. Studenti e laureandi che avessero bisogno di contattarmi possono scrivermi a partire dal 28 di maggio».

In pratica un professore di Filosofia teoretica con uno stipendio pubblico va a recuperare migranti con una Ong, notoriamente estremista, per un ricerca sulla «situazione nel Mediterraneo per ascoltare e conoscere le storie di coloro che attraversano il mare», come spiega sul Manifesto. Il suo ruolo «ambiguo» è evidente leggendo le carte dell'atto di sequestro della nave. Solla sostiene che non ha mai parlato di sconfinamenti di Iuventa in acque territoriali libiche, ma è il comandante Gianluca D'Agostino della nave U. Diciotti della Guardia costiera, che lo conferma, il 19 maggio, nella sua relazione.

Poi Solla sostiene che i barconi dei migranti «sono stati sempre distrutti». Deve essere accaduto solo durante la sua missione perché sono ripetute le testimonianze della riconsegna dei natanti ai trafficanti, con tanto di prove fotografiche. Alla fine contesta quello che lui stesso ha detto nelle intercettazioni sostenendo che a bordo tutto andava bene. Agli atti vengono riportati i veri pensieri del professor Solla sui «volontari»: «É come se loro (i membri di Jugend Rettet ndr) sottovalutassero tutto quello che non è tedesco né operativo, loro pensano di fare ogni volta quello che vogliono come se il Mediterraneo fosse cosa loro». E ancora gli inquirenti scrivono riportando le opinioni di Solla «se effettivamente gli sta a cuore la sorte dei migranti sarebbe meglio operare in una direzione completamente diversa».

Pubblicamente, però, il docente dell'università di Verona, nell'articolo-reportage sul Manifesto del 26 luglio, di una pagina, tratteggia gli interventi di nave Iuventa, sequestrata pochi giorni dopo, come eroici e cristallini.

E sul profilo Facebook, anche dopo il sequestro, continua a difendere a spada tratta i «volontari» attaccando le voci critiche, come Galli Della Loggia sul Corriere della Sera e postando foto di lui con altri membri dell'equipaggio in maglietta con stella rossa d'ordinanza pro migranti.

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