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Profughi, marcia ipocrita di chi li usa per far soldi. Ma lontano da Capalbio

La sinistra-bene schierata con i migranti solo per convenienza. E sconfessa il ruolo della polizia

Profughi, marcia ipocrita di chi li usa per far soldi. Ma lontano da Capalbio

Litigano su tutto ma quando c'è da marciare si mettono tutti in fila. La sinistra, le sinistre. Pacifisti. Terzomondisti. Ambientalisti. Vip e centri sociali. Pronti a inzuppare di buonismo slogan che in realtà delegittimano lo Stato, già sbrindellato per i fatti suoi, rapidi nel martellare le forze dell'ordine, già in difficoltà nella casbah metropolitana, abili nel prendere di mira, paradosso dell'utopismo, un ministro di sinistra come Marco Minniti. Già visto tante volte: ecco il sindaco Beppe Sala, con fascia tricolore e mamma al seguito, che svolta a sinistra dopo le polemiche e le tensioni dei giorni scorsi. Avrebbe potuto scegliere una linea più soft, si consegna all'ideologia radicale. Ecco Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema, vecchie glorie che risplendono per un giorno, ecco l'immancabile fondatore di Emergency Gino Strada ed Emma Bonino che non si discute.

Potrebbe essere il giorno dello sciopero generale, o una manifestazione contro il governo Berlusconi, come andava di moda qualche anno fa. Ma i colori vintage non piacciono a nessuno e allora la bussola aggiorna la direzione: i migranti, i barconi, l'inclusione, la sicurezza. Il tema è, sarebbe, alto e appassionante: dire no ai muri e si ai ponti è il messaggio di Papa Francesco e una scelta di fondo che interroga l'Occidente. Ma quando queste questioni vengono declinate dalla piazza si trasformano inevitabilmente in frecce avvelenate: contro le istituzioni, contro il tentativo, peraltro balbettante, di mettere un argine al caos che tutto avvolge e tutto degrada. Contro.

Certo, l'happening è nato mesi fa come riproposizione del modello Barcellona, ma mediaticamente è stato battezzato dopo il blitz degli uomini in divisa in Stazione il 2 maggio scorso. Si poteva mediare e non lo si è fatto, si propone l'incontro e si va allo scontro, si teorizza l'inclusione e si esclude una parte, alla fine prevale sempre un'idea di solidarietà zoppa.

Se la polizia prova a mettere un po' d'ordine in città, ecco che gli abbracci e i girotondi perdono d'intensità fino a scomparire. Ci sono i distinguo e i percorsi personali, per carità, ma cosi si trasmette solo fragilità. La sinistra bene, quella che abita nella cerchia privilegiata dei Navigli e mangia solo a chilometro zero, reclama i profughi ma sa che andranno a distanza di sicurezza: se poi qualche prefetto sbaglia i calcoli, come è successo, e sistema i migranti vicino ai muri, quelli perimetrali delle villone gauchiste di Capalbio, allora lascia esplodere l'indignazione.

D'accordo, non si fa politica solo con la coerenza, ma ci vorrebbe un pizzico di rigore in più. E qualche briciola in meno di affarismo. Mafia capitale, senza voler criminalizzare nessuno, insegna: gli ideali più nobili sono un'ottima palestra per srotolare trame oblique e soprattutto per fare soldi. Sempre ossequiando i sommi principi.

L'Anpi e Bella ciao, il 20 maggio come versione solare di un 25 aprile spesso lugubre e piovoso. La Liberazione, anche se non è chiaro da chi. E non aiuta nemmeno la presenza del presidente del Senato Pietro Grasso. Dal palco suggestiona la folla con parole forti che esprimono un percorso culturale rispettabile: «Chi nasce in Italia e studia in Italia è italiano». Ma questi concetti non tengono conto del contesto che ribolle: mentre si scopriva con sgomento che Hosni prima di estrarre il coltello inneggiava all'Isis, lui cavillava sulla natura non terroristica di quanto accaduto poche ore prima in Stazione.

È una grande marcia, ma è anche un passo indietro per Milano.

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