Politica

An prova a resuscitare da un tesoro di 180 milioni

Tra liti, soldi e trattative gli ex colonnelli si rivedono. L'idea è ricostruire un partito appetibile per gli elettori di centrodestra

An prova a resuscitare da un tesoro di 180 milioni

Roma - La speranza, l'illusione, il sogno di riacquistare centralità mettendo le mani sul patrimonio di Alleanza Nazionale, stimato in circa 180 milioni. Il desiderio di approfittare delle difficoltà di Forza Italia per ricostruire un partito appetibile per una platea di centrodestra. Il tentativo di frenare l'avanzata salviniana, impedendo la conquista da parte della Lega di un elettorato disperso in mille rivoli e alla ricerca dei riferimenti identitari perduti.

Ci sono risvolti economici e politici nella grande battaglia per la ricostituzione di Alleanza Nazionale, andata in scena ieri con la prima giornata dell'assemblea della Fondazione An all'Hotel Midas di Roma. Uno scontro che mette in luce le infinite divisioni figlie di una diaspora nata prima con l'ingresso nel Pdl, poi con l'incredibile operazione di autodistruzione messa in campo da Gianfranco Fini. Ora un gruppo di quarantenni, consiglieri regionali e comunali, alle cui spalle si intravedono nomi noti, come Gianni Alemanno, Italo Bocchino, Roberto Menia, Giuseppe Consolo, fino allo stesso Fini in posizione più defilata, provano a costruire un trampolino per tentare un altro tuffo nella politica. Un'operazione che necessita di una base patrimoniale importante come quella del patrimonio dell'ex Msi.

Gli altri protagonisti di quel mondo - da Maurizio Gasparri e Altero Matteoli confluiti in Forza Italia a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, presentatisi al voto sotto le insegne di Fratelli d'Italia, a Massimo Corsaro ora schierato con Raffaele Fitto - sono tutti contrari all'utilizzo del «tesoro di An» per fini politici. Così cercare una mediazione appare complesso, anche se in nottata Alemanno e La Russa si fanno carico di cercare un accordo « last-minute » tra le varie anime.

I numeri dell'assemblea non sono di facile lettura. Dei 780 aventi diritto al voto quelli che hanno regolarizzato la loro posizione sono 620. Ieri erano presenti 350 iscritti, ma oggi il numero potrebbe salire. La «mozione dei quarantenni» ha ottenuto 290 firme, quindi appare la più forte. L'obiettivo di coloro che vorrebbero creare una nuova casa della destra italiana è quello di riconoscere un ruolo a Giorgia Meloni, ma di andare oltre, avviando una fase costituente che porti a un congresso da tenere in aprile. L'ambizione è quella di raddoppiare il 4% di FdI in modo da potersi sedere a ragionare e trattare con Forza Italia e Lega, diventando una sorta di terza gamba del centrodestra. Ovviamente la Meloni la vede diversamente e pensa a una soluzione che riconosca la centralità della sua creatura politica. In una giornata in cui l'attenzione si concentra sui capannelli fuori dalla sala, dove si svolgono abboccamenti e trattative, a strappare un brivido ci pensano trenta ragazzi della Sezione Msi Prati di Via Ottaviano, accompagnati dal leader di Forza Nuova Roberto Fiore. Sventolando bandiere strappate di An e al grido di «andate a lavorare», i militanti puntano il dito contro la Fondazione per il mancato intervento dopo lo sfratto intimato alla sezione. Dopo qualche momento di tensione gli animi si placano. In attesa del giorno della verità e del voto che dirà una parola definitiva sul futuro della Fondazione.

E farà scattare un'altra battaglia: quella dei ricorsi e delle carte bollate.

Commenti