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"Il provvedimento è corretto. Nessuna influenza politica: è l'applicazione della legge"

Giorgio Spangher: "Non importa che ci sia un altro processo in corso. In Italia vige la presunzione d'innocenza"

"Il provvedimento è corretto. Nessuna influenza politica: è l'applicazione della legge"

Roma - «C'erano tutti i presupposti per concedere la riabilitazione a Silvio Berlusconi. Direi che il provvedimento era scontato, tenuto conto del comportamento oggettivo corretto che il soggetto ha tenuto mentre scontava la pena ai servizi sociali. D'altronde la legge Severino prevede esplicitamente l'applicazione dell'istituto della riabilitazione». Per Giorgio Spangher, già preside della Facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma ed esperto di procedura penale, la decisione del tribunale di sorveglianza di Milano che ha restituito al leader di Forza Italia l'agibilità politica «non è stata influenzata in un senso o nell'altro dal contesto politico, così come doveva essere».

Perché, professore, si è convinto di questo?

«Proprio perché il momento è particolarmente delicato, con una crisi di governo in atto, nessun magistrato si sarebbe preso la responsabilità di riabilitare il capo di una forza politica, se non ci fossero state le condizioni per farlo».

Questo vuol dire che la scelta è inattaccabile ed è difficile un ricorso in Cassazione da parte del Procuratore generale?

«Credo che si sia data una lettura giuridica e non temporale della situazione di Berlusconi, ben sapendo che poteva incidere sul quadro politico. E che allo stesso modo il Pg valuterà con assoluta serenità se impugnare o meno il provvedimento, che comunque è immediatamente esecutivo. Escluderei che si sia voluto usare la vicenda giudiziaria a favore o contro una parte».

Il fatto che pesano su Berlusconi dei processi in corso, come per il caso Ruby, poteva influire negativamente?

«Sarebbe stato strano se avesse pesato, perchéquesto caso non è indicato nei presupposti per concedere la riabilitazione e i giudici lo hanno riconosciuto. Se non c'è una sentenza definitiva, vige la presunzione d'innocenza e solo il processo, una volta concluso, potrà chiarire se in quel caso ci sono responsabilità. Ma per la riabilitazione si valuta altro ed infatti decide il giudice di sorveglianza».

Qual è il senso della riabilitazione, che consente al condannato di ricominciare daccapo?

«Nel nostro sistema la pena ha una funzione rieducativa, non punitiva e quindi pesa molto, anche per le sanzioni accessorie, il fatto che il soggetto dimostri di aver capito il senso della sanzione e anche di avere un comportamento utile per la società. Il semplice decorso del tempo non basta, perché la sanzione è un dato in evoluzione, uno strumento di recupero. Giuridicamente si parla di rivisitare criticamente il proprio vissuto. Se questo avviene correttamente, con il ravvedimento, la buona condotta e il risarcimento del danno, gli effetti della pena accessoria vengono cancellati. E così è stato perr Berlusconi».

Ci può ancora essere una revoca di diritto della riabilitazione se entro i 7 anni viene commesso un delitto non colposo con pena superiore ai 2 anni.

«Esiste questa possibilità, ma si parla di un fatto successivo, che allo stato non c'è».

Ottenuta la riabilitazione e la candidabilità, quanto è ancora importante la sentenza di Strasburgo per Berlusconi?

«Siamo su due piani assolutamente diversi.

La decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano applica una legge di cui è riconosciuta la legittimità, mentre la Corte europea dei diritti dell'uomo dovrà decidere se la legge Severino è legittima e se lo sono i suoi effetti per quanto riguarda l'applicazione retroattiva».

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