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Il quartiere a luci rosse nasconde solo l'ipocrisia

Il sesso a pagamento in zone ad hoc emargina prostitute e clienti senza abolire il vizio. E costringe i poveri a pagare la doppiezza dei ricchi

Il quartiere a luci rosse nasconde solo l'ipocrisia

di L'argomento è scatologico, ma di moda. E, come tutte le mode, va e viene a seconda dei periodi: la prostituzione. Che ora è di attualità perché Ignazio Marino, il sindaco di Roma dalla bella Panda rossa, ha proposto col solito insuccesso l'inaugurazione di un quartiere a luci del colore identico a quello della sua famosa utilitaria. L'idea non è nuova eppure fa discutere quasi che fosse inedita. Quando un politico o un amministratore è in crisi di consensi, e desidera farsi notare, raschia il fondo del barile da cui estrae le conigliette. E avanti col dibattito.

Delimitare una zona riservata ai commerci carnali serve solo a emarginare le puttane e i loro clienti, non certo ad abolire il triste fenomeno degli incontri a pagamento. Poiché siamo tutti abbastanza ipocriti da non voler ammettere che tale fenomeno sia inestirpabile, ci accontentiamo di non averlo sotto gli occhi o sotto casa. Senonché, se si toglie dal centro città l'ignobile attività del meretricio e la si trasferisce in periferia, si ottiene un risultato scarsamente democratico: non si disturba più la vista ai signori che abitano in condomini di lusso e si offende quella dei poveri cristi costretti ad alloggiare in edifici popolari o fuori mano.

Spostando il problema da un luogo all'altro non lo si risolve. Questo lo capisce chiunque, tranne Marino. Al quale vorremmo ricordare che negli anni Cinquanta la senatrice Lina Merlin riuscì, dopo battaglie asperrime, ad abolire le case chiuse, altrimenti dette casini, dove le signorine esercitavano la loro arte (si fa per dire) in ambienti riservati, controllate dal punto di vista sanitario e disciplinate sotto quello tariffario. Gli avventori, chiamiamoli così, entravano, pagavano, facevano e nessuno si scandalizzava. L'iniziativa della parlamentare aveva due finalità: abolire lo sfruttamento di Stato delle mignotte ed evitare che queste fossero schedate e immesse in un elenco infame a disposizione delle questure. Intento condivisibile. Tuttavia non si può dire che lo sbaraccamento delle «ville del piacere» sia coinciso con l'annientamento della prostituzione che, in mancanza di un sito deputato, ha continuato a svolgersi per strada - incrementandosi - e in appartamenti.

Da alcuni lustri a questa parte, il cosiddetto «mestiere» non è più esclusivamente femminile; anzi, i maschi che battono ormai sono più numerosi delle colleghe. È l'evoluzione della specie. Nell'Occidente sono stati esperiti vari tentativi per eliminare le puttane e i puttani, ma si è scoperta solamente l'acqua calda: anche in questo settore è la domanda che stimola l'offerta. Quindi, per azzerare la categoria di chi dà, sarebbe indispensabile azzerare contestualmente quella di chi chiede. Impossibile. Perché gli uomini hanno spesso le fregole e, non essendo selettivi o non potendo esserlo per motivi temperamentali o estetici, le placano ingaggiando lì per lì una professionista.

I costumi mutano nel tempo, ma l'istinto animalesco di certuni (molti) resiste nei secoli dei secoli. Amen. È velleitario pensare anche solo di ridurre gli affari relativi al sesso mercenario. Bisogna rassegnarsi a convivere con puttane e puttanieri, che sono i foruncoli dell'umanità: ne curi tre o quattro e te ne spuntano altrettanti. Non esiste una terapia definitiva. Guarisci una pustola sul collo? Se ne forma una su un gluteo. Indignarsi è superfluo.

Delocalizzare le trattative fra utilizzatori e utilizzate non comporta alcun vantaggio reale: significa scaricare un fastidio da un angolo all'altro, magari penalizzando la popolazione meno abbiente. Non sarebbe - non è - un'operazione degna di un progressista. Vero, sindaco Marino? Le conviene calmarsi. Invece che delle zoccole, si occupi dei ladri e dei mafiosi che infestano il Palazzo: non danno via la roba loro, ma prendono la nostra.

È peggio.

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