Politica

Quegli oscuri mandanti dietro le mosse di Lega e Fdi

Berlusconi rivela da Vespa: qualcuno li consiglia male Poi avverte Toti: «Chi esce da Fi diventa invisibile»

Quegli oscuri mandanti dietro le mosse di Lega e Fdi

Per Silvio Berlusconi le elezioni europee di domenica hanno un significato chiarissimo: «L'Italia ha una maggioranza di centrodestra, la sua anima è il centrodestra, quindi continuare con questo governo è qualcosa che va contro il parere degli italiani. È un tradimento dei sentimenti e della volontà degli italiani».

A Bruxelles per il pre-vertice del Partito popolare europeo, il leader di Forza Italia incalza gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni, l'uno ancora invischiato nel patto di governo con il M5s, l'altra fomentata dal sogno di una maggioranza sovranista che non include gli azzurri. La sera prima, a Porta a porta (Rai1), ha detto una frase sibillina a Bruno Vespa, che gli chiedeva dell'apparente deterioramento dei rapporti con i leader di Lega e di Fdi. «Non so perché Salvini e la Meloni ce l'abbiano come me, io non ho nessun problema con loro. Forse, qualcuno li consiglia male, c'è qualcosa dietro». A chi alludeva? A qualche colonnello interno ai due partiti che rema contro di lui o magari a qualche guru straniero del progetto sovranista, come Steve Bannon?

A Salvini e alla Meloni, che sembrano perplessi sulla possibilità di un nuovo governo con Fi, ha già detto che forse lo ritengono «ingombrante» per il suo passato nelle istituzioni e la sua personalità e in tv, e ripete: «Forse la mia preparazione culturale, l'essere stato per ben tre volte l'unico uomo al mondo a presiedere il G8, il mio successo in politica internazionale, mettono in soggezione questi leader che non hanno una preparazione che può confrontarsi alla mia e quindi io prometto che non sarò seduto al tavolo con loro a fare pesare la mia esperienza». Più che a Roma il suo scenario adesso sarà l'Europa e il mondo e il primo impegno che il Cavaliere si dà è di cambiare le istituzioni Ue e far pesare di più l'Italia a Bruxelles, attraverso un'opera di diplomazia internazionale, di mediazione tra i grandi leader, da Angela Merkel a Emmanuel Macron e ai gruppi del Parlamento europeo, dall'interno del maggioritario Ppe, di cui Fi fa parte.

Quanto a uno dei temi che hanno scatenato la reazione stizzita della Meloni contro di lui, l'ex premier precisa di nuovo: «Non ho mai detto che pensavo a Mario Draghi come candidato premier, ho detto invece che avendo gestito bene la Bce, se volesse assumere una responsabilità politica in Italia saprebbe gestirla al meglio. Ma non ho mai parlato di presidenza del Consiglio».

In ogni caso, Berlusconi lavora per l'unità della coalizione e il suo messaggio al vicepremier e alla signora della destra è che senza Fi non si va da nessuna parte. Per lui, le elezioni dicono che il partito, malgrado il calo di consensi, «è assolutamente indispensabile per il centrodestra che deve essere unito se vuole avere una maggioranza, la sua funzione è imprescindibile, come presidio della cultura liberale, garanzia della democrazia rappresentativa in Italia».

E qui, l'attacco al primo dissidente interno, il governatore della Liguria che si dà in uscita verso Fdi o forse il Carroccio. «Toti ha i suoi sentieri personali - dice il Cavaliere -, che a mio parere non porteranno da nessuna parte. Tutti coloro che sono usciti da Fi si sono consegnati all'invisibilità».

Nella prima uscita da eletto al Parlamento europeo, il più votato degli italiani, visto che è secondo solo a Salvini che non andrà a Bruxelles, il Cav dimostra che la sua presenza si farà sentire in Europa.

«Tornato in pista? Sono sempre stato in pista, purtroppo», risponde ai giornalisti.

Commenti