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Quelle statue coperte simbolo vergognoso della sottomissione

Ci siamo abituati a illuderci che, se ci adattiamo, il fuoco dell'integralismo ci risparmierà. Ma può solo aumentare, se non viene contrastato

Quelle statue coperte simbolo vergognoso della sottomissione

Il filosofo americano Noam Chomsky oggi potrebbe dire che gli italiani sono una rana bollita, e avrebbe ragione. Secondo il suo celebre principio, una rana immersa in un pentolone di acqua fredda - a fuoco acceso si adatta piano piano all'aumento di temperatura. Finché l'acqua diventa troppo calda, l'animale non ha più la forza di reagire e finisce bollito. Se invece la rana fosse stata immersa nell'acqua già calda, avrebbe dato un colpo di zampe per salvarsi.

È quel che sta accadendo a noi con il mondo islamico. Si potrebbe ricordare che appena 27 anni fa l'intero Occidente Italia compresa - si scandalizzò, e si mobilitò, contro la fatwa lanciata dall'iman Khomeini contro Salman Rushdie. A chi trovasse il paragone eccessivo, si potrebbe ricordare che appena pochi anni fa si accampava in ogni discussione che «Se noi non possiamo costruire chiese negli stati musulmani, perché loro possono costruire moschee da noi?». Anche quel paragone è sbagliato: noi occidentali abbiamo conquistato, dopo secoli di lotte contro l'integralismo cristiano, la tolleranza religiosa. Non possiamo privarcene mettendoci allo stesso livello di chi quanto a tolleranza religiosa vive ancora nel medioevo. Ma nel caso delle statue non si tratta di tolleranza, bensì di sottomissione.

Ecco dunque che il principio della rana bollita è l'unico modo per spiegare la vergogna delle sculture inscatolate per non turbare gli occhi di Rohani. Ci siamo abituati a rassicurarci nella paura, pensando che se ci adattiamo ancora un pochino il fuoco ci risparmierà. Non è così: gli individui, le società, i popoli, gli stati che accettano passivamente degrado e vessazioni, sono destinati a subirne sempre di maggiori, perché per sua natura il sacro fuoco dell'integralismo religioso può solo aumentare, se non viene contrastato.

Peggio mi sento se come sembra - nessuno, dall'Iran, ha preteso quell'insulto alla nostra arte, alla nostra storia, quindi a noi stessi. Vorrebbe dire che qualcuno si è sottomesso volontariamente, soggiogato dalle notizie sempre più frequenti di crocefissi contestati, presepi aboliti, ragazze islamiche massacrate in Italia dalle famiglie. Che qualcuno ha incamerato più o meno inconsciamente il terrore per la visione televisiva di statue e templi millenari distrutti dalla furia iconoclasta di un gruppo di fanatici e di stati oppressivi.

Non godo fama di baciapile. Ma ho ammirato papa Francesco, con la sua bella croce al collo, mentre riceveva Rohani. E ancora di più ho ammirato l'ufficio stampa del Vaticano, che sull'incontro ha diffuso una foto non è un caso, non è un caso dove fra i due appare sullo sfondo un grande crocefisso. Con Cristo seminudo.

@GBGuerri

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