Cronache

Uomo-donna. Un rapporto da "educare"

Uomo-donna. Un rapporto da "educare"

Caserta. Dopo aver ucciso Immacolata si è impiccato nel solaio della loro casa coniugale. Un omicidio-suicidio al culmine di un litigio in piena notte finito con lui, Antonio, che la strangola a mani nude. Lecce. Michele le ha inferto quarantuno coltellate per non lasciarle scampo. Con un messaggio Whatsapp ha annunciato ai figli che avrebbe accoltellato la madre e a nulla è servito che nel paese dove abitavano familiari ed amici sapessero da tempo che Teresa viveva la violenza del marito come un incubo non più tollerabile. Due uxoricidi nella stessa settimana. «A causare la morte per omicidio delle donne 3 volte su 4 è il partner o un parente, mentre l'uomo più frequentemente è assassinato da uno sconosciuto» spiega dati alla mano Pietro Pietrini, psichiatra e direttore della Scuola Alti Studi di Lucca. Dal 2000 ad oggi sono state uccise 3000 donne. Mentre gli omicidi degli uomini sono in decrescita, quelli delle donne sono in aumento, al ritmo di una vittima ogni sessanta ore. «Gli uomini che uccidono le partner non sono stati educati al rispetto incondizionato del diritto/dovere della donna all'autodeterminazione. Non accettano la libera scelta della moglie e pensandola come un loro possesso non tollerano d'essere abbandonati. È come dicessero con me o morte». Oggi uccidere il partner è considerato dalla legge come un omicidio aggravato, punito con la reclusione da 24 a 30 anni. «Sono l'espressione della volontà di controllo totale del maschio sulla femmina. Il delitto d'onore prevedeva una riduzione della pena per l'omicidio compiuto in uno stato d'ira per aver scoperto il coniuge in un'illegittima relazione carnale. Pietrini ricorda che nel 621 a.C Dracone, giurista ateniese, emanò una legge sull'omicidio che segnò la nascita del diritto penale. I parenti delle vittime non poterono più farsi giustizia da soli perché il reato doveva essere riconosciuto da un tribunale formato da 51 magistrati.

«Dracone fece un'eccezione per l'omicidio giusto, quello compiuto per aver colto in flagranza di illegittima relazione carnale la moglie, la figlia, la sorella, la madre o la concubina.

Nella legge italiana questo principio fu conservato nel delitto d'onore fino al 1981 e permane ancora oggi come fenomeno culturale» ragiona Pietrini, augurandosi che presto invece del giusto omicidio subentri una giusta educazione, per cui al maschio non sia riconosciuta maggior libertà che alla femmina ammazzata dal compagno per aver mosso il passo oltre i confini di una relazione in cui non ci sono più né condivisione né progettualità.

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