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Quirinale, fisco e Italicum Berlusconi serra i ranghi

Berlusconi continua a trattare sulla successione di Napolitano e rilancia l'idea dell'aliquota unica

Quirinale, fisco e Italicum Berlusconi serra i ranghi

RomaStop alle divisioni, ranghi serrati e un partito unito per giocarsi fino in fondo la partita del Colle. Silvio Berlusconi si prepara a un fine settimana decisivo per la tenuta del Patto del Nazareno, dell'Italicum e per la possibilità di individuare un canale di dialogo con Matteo Renzi sulla scelta del successore di Giorgio Napolitano.

Un'offensiva tattica che va di pari passo con l'offensiva politica su un cavallo di battaglia di sempre: la lotta contro l'oppressione fiscale. Il rilancio su questo terreno avviene con un videomessaggio a favore della «Flat Tax». La definisce una proposta che rappresenta «una rivoluzione del nostro sistema fiscale», perchè «così com'è oggi» il fisco «sottrae agli italiani più della metà dei frutti della loro fatica. La nostra è una proposta semplice, chiara, comprensibile a tutti e facile da applicare. Vogliamo cancellare il complicatissimo sistema attuale di aliquote differenti, di deduzioni, di detrazioni e sostituirlo con un'aliquota unica del 20%. In altre parole, ogni italiano - persona e azienda - pagherà il 20% di quello che guadagna, non un euro di più, non un euro di meno. È la Flat Tax, la tassazione piatta che avevo già proposto con il professor Martino nel 1994 ma che mai ci era stato permesso, dagli alleati e dall'opposizione, di realizzare».

Sull'Italicum, invece, ci si avvicina alla stretta finale. Martedì la relatrice Anna Finocchiaro dovrà depositare il nuovo testo. Berlusconi dovrà decidere nelle prossime ore quale linea tenere. I contatti tra Denis Verdini e Lorenzo Guerini sono sempre vivi ed è molto probabile che l'8 dicembre possa avvenire un ultimo confronto tra i due. Il «cronoprogramma» non è affatto scontato. Teoricamente i lavori in Commissione dovrebbero chiudersi tra il 22 e il 23 dicembre con Renzi che vorrebbe approvare l'Italicum in aula entro il 23 gennaio. Le dimissioni di Napolitano dovrebbero arrivare dopo il voto del Senato. Dentro Forza Italia ci si aspetta un segnale dal Pd almeno sulla soglia di sbarramento. l'auspicio è di mantenerla al 4,5%. I senatori azzurri in Commissione ieri si sono mossi con circospezione. Quiete prima della tempesta perché la temperatura appare destinata a salire parecchio se il Pd farà orecchie da mercante. «Se il testo sarà irricevibile si farà sana e dura opposizione fin da martedì» spiegano. «Possiamo restare qui anche fino a Capodanno. Vorrà dire che se lo voteranno loro, se davvero avranno i numeri».

Berlusconi, oltre a essere concentrato sull'ultimo miglio della legge elettorale, continua a lavorare per appianare le divisioni interne. Ai suoi commensali di giovedì - Raffaele Fitto, Gianni Letta, Denis Verdini e Niccolò Ghedini - ha chiesto di definire un piano di riorganizzazione interna. L'europarlamentare pugliese spinge per una selezione più democratica della classe dirigente e continua a battere sul tasto delle primarie regionali, o comunque sulla scelta più rapida possibile del candidato pugliese da opporre a Michele Emiliano. L'attenzione di Fitto è anche concentrata su una revisione della mappa dei coordinatori regionali. Una delle opzioni è quella che prevede la nomina di un comitato di garanzia, di 6-7 persone, incaricato della riorganizzazione del partito.

Una soluzione-ponte fino al Congresso da convocare entro il prossimo anno.

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