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La rabbia delle due basi contro Matteo e Luigi: non vi votiamo più Il veleno di Travaglio

Sui social leghisti e grillini attaccano i rispettivi leader: ci avete traditi E il direttore del «Fatto», tanto per cambiare, se la prende con Berlusconi

La rabbia delle due basi contro Matteo e Luigi: non vi votiamo più Il veleno di Travaglio

Roma Questo governo non s'ha da fare. Mentre la strana coppia Di Maio-Salvini lavora all'esecutivo che (forse) verrà, le rispettive basi grilline e leghiste guardano con non troppo entusiasmo, per usare un eufemismo, al progetto comune di scalata a Palazzo Chigi. E, curiosamente, sono proprio i militanti del Carroccio i più arrabbiati. «Deluso al massimo - scrive per esempio su Fb Nunzio Marchese, elettore di Salvini - io ho votato Lega per vedere il centro destra al governo e non questa setta pericolosa chiamata M5s, alle prossime elezioni non so se voterò ancora Lega». E la critica è condivisa da molti. Se qualcuno invita ad aspettare e vedere i risultati, tanti non si fidano del nuovo alleato e guardano con sospetto a Di Maio, che solo in pochi considerano un «accettabile compromesso». Il grosso si sente scippato del proprio voto, come riassume Alessandro: «Ho votato Lega insieme alla Meloni e Berlusconi, non Salvini e Di Maio. Aspettiamo, se è una manovra e potrebbe essere, bene, se no mi sento tradito. Solo Lega e centrodestra, se no si vota». L'umore è quello che è, con la maggioranza dei commenti tra il prudente e il furente. E tra i timori c'è quello che l'eventuale esecutivo gialloverde trascuri il programma di centrodestra, sulla base del quale Salvini ha fatto il botto alle urne, per agevolare quello proposto dai grillini, considerati da tanti «più di sinistra della sinistra». Poi ci stanno i romani convertiti al Carroccio che indicano la Raggi e tremano, imitati più a Nord dai torinesi leghisti che non digeriscono la Appendino e ora si trovano scomodi nel sentirsi alleati con i Cinque Stelle.

Ma va detto che il problema è comune. Anche tra i pentastellati, infatti, la base mostra crepe. Temendo, in particolare, che Di Maio abbia tradito le premesse e le promesse della campagna elettorale, e pure le parole delle prime trattative, finendo per accettare l'alleanza di compromesso nonostante la presenza ingombrante, alla finestra, del Cav. Il timore di accordi e inciuci emerge da quanti ironizzano sulla mancanza di «streaming dell'incontro con Salvini», ma tanti se la prendono proprio con il nuovo alleato, ricordando i pastrocchi della vecchia Lega che «ha rubato agli italiani 49 milioni». Rabbia che serpeggia, ma non domina. Perché in fondo vedere i Cinque stelle al governo, anche se non da soli, fa gola a molti dei tifosi sfegatati dei Cinque stelle, preoccupati semmai dall'ipotesi di ritrovarsi come presidente del consiglio non l'amato Gigino ma un esponente della Lega. «Meglio di niente, però che palle», sintetizza un militante pentastellato. Incarnando l'inattesa ondata di realisti. Mentre a prendere le parti dei più critici c'è, ultimo giapponese, Marco Travaglio. Il direttore del Fatto aveva caldeggiato un accordo di governo tra Cinque Stelle e Pd «derenzizzato», e ora di fronte alla prospettiva di ritrovarsi con Salvini al governo fa la Cassandra. «Comunque vada sarà un pastrocchio», sospira Travaglio, vaticinando un governo «oscuro» e prendendosela con Berlusconi per aver «concesso» a Salvini avviare le trattative.

Manco a dirlo, secondo Travaglio, solo per un «osceno» secondo fine.

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