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Raggi mollata da Grillo e Casaleggio. Ma non dal Papa

M5S ormai insofferente alla sindaca. La preghiera di Bergoglio: Dio non l'abbandoni

Raggi mollata da Grillo e Casaleggio. Ma non dal Papa

Roma «E il puntale?». Natale in casa grillina. Però quello di Grillo e l'albero non è un cinepanettone e neppure una favola di Natale. «Ammettiamolo, fa anguscia pure l'albero che Virginia ha messo in piazza Venezia, una tristezza». In genovese anguscia può essere tradotto con nauseante tristezza e all'interno del Movimento Cinque Stelle giurano che al cofondatore genovese sia scappato uno sconsolato apprezzamento anche su questo. E nella guerra che si è accesa tra i grillini la battaglia dell'albero di Natale è una delle immagini che può far chiarezza sul caos che regna nel movimento. Nei giorni scorsi l'impietoso confronto tra l'abete natalizio della Capitale e quello sfavillante di Milano. Primo confronto facile da sostenere, tanto Sala è tra le massime espressioni dell'odiato renzismo.

«È costato solo 15mila euro», ha risposto Raggi. Ma è una schifezza. È il secondo confronto a far male. «L'albero di piazza Castello è bellissimo». Ancora Torino? «E Chiara non ha speso una lira». Benedetta Appendino, lei l'albero lo ha ereditato dal predecessore, Piero Fassino, quello del Pd. «Ma la convenzione l'abbiamo rinnovata noi, con UbiBanca, mentre Iren paga l'illuminazione: sono 60mila euro, ma pagati tutti dagli sponsor. E...». E? L'albero «è alto cinque metri in più rispetto a quello della giunta Fassino». S'arrenda sindaco Raggi: non bastano a metterla in difficoltà l'avviso di garanzia e le dimissioni di Paola Muraro, la sua assessora all'Ambiente. Nella ricerca di un candidato premier gioca la sua parte anche la «battaglia dell'albero».

Raggi lo ha saputo e ieri sera ha cercato di correre ai ripari: più luci e più addobbi. Li ha visti anche Beppe Grillo, prima di arrivare nel suo hotel-quartiere generale, davanti ai Fori Imperiali. Perché il co-fondatore ieri è volato a Roma e con lui anche il figlio dell'altro co-fondatore, Davide Casaleggio, erede delle idee di babbo Gianroberto. «Non è un buon segnale che siano scesi a Roma, ormai l'hanno mollata tutti: non solo Beppe, ma anche Di Battista, Di Maio, Fico e pure Paola Taverna», dicono all'interno del movimento. Da ieri pure le aspirazioni di leadership della senatrice Taverna sembrano esplicite. «Elezioni subito e mai nessun sostegno al governo», dice lei dove aver incontrato Davide Casaleggio. «Sul caso Muraro ci giochiamo il governo», ripetono Beppe e Davide. Un solo rimedio: prendere le distanze dalla Raggi e dalla sua giunta. La sindaca, inguaiata e abbandonata, cerca altre sponde. Grillo diceva che i Musei Vaticani devono pagare l'affitto al Comune di Roma? La sindaca cambia rotta, capisce che Roma non si governa se si va contro la Chiesa. Fino a qualche giorno fa, in Vaticano, ricordavano con un certo orgoglio di non avere neppure un numero di telefono per contattare un referente della nuova giunta. Ma ieri che succede? Che Papa Francesco scrive alla sindaca, per ringraziarla di aver partecipato al summit del 9 e 10 dicembre sull'accoglienza dei rifugiati, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze. Il pontefice, tra l'altro, scrive: «Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai, soprattutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza e affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega, le chiedo che mi pensi bene e mi mandi buona onda». La sindaca fa sapere del messaggio e risponde su Twitter: «Una grande emozione, grazie @Pontifex_it per l'invito. A presto e buona onda!».

E buon Natale.

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