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La Raggi voleva entrare in giunta con Marino

La rivelazione dell'ex primo cittadino: "I nostri programmi erano simili, poi Grillo bloccò l'operazione". Rita Dalla Chiesa si schiera con Marchini

La Raggi voleva entrare in giunta con  Marino

Candidata di rottura ma non troppo. Virginia Raggi ha rischiato di essere nella squadra che governava il Campidoglio già nella passata giunta, quella guidata da Ignazio Marino, chirurgo prestato alla politica sotto le insegne del Pd, che poi lo ha restituito alla medicina costringendolo alle dimissioni.

Il retroscena emerge da un'intervista de Linkiesta all'ex primo cittadino, che elargisce giudizi sui candidati alla sua successione a pochi giorni dalle elezioni. Sulla Raggi, Marino ricorda che è una «persona molto severa». Ma, soprattutto, rispolvera la «proposta indecente» fatta ai grillini appena eletto. La Raggi «mi venne a trovare insieme agli altri tre consiglieri grillini», ricorda Marino. «Mi portarono il loro programma che per l'80 per cento era sovrapponibile al mio. Allora gli proposi di entrare nel governo della città. Loro dissero di sì. Poi chiesero un parere alla rete, che confermò la loro decisione. Alla fine, però, Beppe Grillo bloccò tutto». Quanto basta, secondo Marino, per essere perplessi «sulla loro reale volontà di governo». La ricostruzione, ricalca quanto accaduto a giugno 2013. Marino chiese al M5S di indicargli un nome - di donna - come assessore alla Sicurezza. La proposta si tramutò in sondaggio rivolto agli iscritti romani pentastellati: «Sei d'accordo con il fornire uno o più curricula allo staff di Marino?». A scegliere l'assessore in caso di vittoria del sì sarebbe stata una commissione interna al movimento, ma evidentemente la papabile numero uno era la Raggi, unica donna eletta in consiglio comunale dal Movimento. Nel giorno delle votazioni, arrivò in effetti l'intervento a gamba tesa di Beppe Grillo che tagliò corto: «M5S non fa alleanze, il voto non ha alcun valore». Il sondaggio si concluse con la vittoria del «sì», ma la parola di Beppe mise a tacere tutti: i consiglieri comunali abbozzarono («La sicurezza non è il nostro forte», si giustificò uno di loro) e rimasero all'opposizione, la Raggi non entrò in giunta.

Nel frattempo si segnala anche la definitiva conversione di Rita Dalla Chiesa alla causa di Alfio Marchini. La giornalista, indicata come candidata del centrodestra all'alba della campagna elettorale da Giorgia Meloni, dopo aver declinato l'invito aveva già espresso la sua simpatia per Marchini, indicato come suo «candidato ideale». E ora, in chiusura di campagna elettorale, l'endorsement è totale. Tanto da incassare anche il plauso di un big di Forza Italia come Antonio Tajani, che martedì l'ha elogiata in un tweet: «@ritadallachiesa grazie per sostenere @Alfio_Marchini sindaco di Roma insieme a noi di @forza_italia». Per Marchini sindaco corre anche il presidente romano dei piccoli proprietari di case, Fabio Coglitore, candidato come consigliere nella lista di Roma Popolare. Coglitore su temi scottanti per la capitale, dalla fiscalità immobiliare all'emergenza abitativa, è più che un esperto. Eppure di casa in questa campagna elettorale si è parlato poco, o nulla persino nel confronto tv. «Meglio così - spiega lui - perché sarebbe diventata un tema per mere promesse elettorali». Sull'emergenza abitativa, secondo il presidente Appc, da decenni si è fatto di tutto per non risolvere il problema. Toccherà al prossimo sindaco.

«Chiunque vinca - conclude Coglitore - dovrà rimboccarsi le maniche sul tema e io, che sia dentro o fuori dall'aula Giulio Cesare, ne monitorerò ogni mossa».

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