Cronache

La rapina perfetta esiste: la banda del buco batte i pm

Il colpo in banca realizzato nell'estate di un anno fa. Ora la procura ha gettato la spugna: archiviazione

La rapina perfetta esiste: la banda del buco batte i pm

Questa volta hanno vinto i ladri. Per giunta rimasti «ignoti». Non i «soliti», visto che i banditi in questione hanno beffato tutti: bancari, security, carabinieri, magistrati. E dopo dodici mesi di indagini sulla spettacolare rapina in banca del 12 agosto 2016 a Milano gli inquirenti si sono arresi. La Procura ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta. Un punto alla banda del buco.

Erano le giornate di Ferragosto, la città semi vuota e insolitamente silenziosa. I cinque rapinatori, pare tutti italiani, uno con accento napoletano, sono sbucati poco prima dell'orario di apertura nel seminterrato della filiale della Banca popolare di Novara di piazza Otto Novembre. Siamo poco lontano da Porta Venezia, zona signorile e centrale. Quando i quattro dipendenti sono arrivati, hanno trovato i banditi già dentro. Si erano intrufolati attraverso un tunnel scavato sotto l'edificio nei giorni precedenti e un buco ricavato nel pavimento. L'unico armato, e l'unico a volto scoperto, ha costretto un impiegato ad aprire la porta blindata del caveau. Dove la banda ha svaligiato una novantina delle 300 cassette di sicurezza, fuggendo dallo stesso tunnel sotterraneo con un bottino di certo ingente ma che non è mai stato quantificato con precisione. Il contenuto delle cassette infatti, per lo più contanti e oggetti preziosi, non è verificabile. Se non è il proprietario a rivelarlo. In tutto l'assalto è durato oltre un'ora, nessuno si è fatto male.

Un piano impeccabile, studiato nei dettagli probabilmente per mesi. Ma la fase della fuga è stata ancora più ingegnosa, degna di Ocean's Eleven nostrani. L'allarme infatti era scattato regolarmente (unico errore dei rapinatori), i vigilantes però si erano fatti convincere che era tutto a posto dalle rassicurazioni della vice direttrice. Dopo un suo gesto, sotto minaccia dei banditi, da dietro la vetrata, non sono neppure entrati. Poi una seconda chiamata ai carabinieri fatta da un altro impiegato che non riuscendo ad aprire la porta per cominciare il turno in filiale si è insospettito. È stato impossibile tuttavia per i militari arrivati sul posto seguire i fuggitivi. Che avevano chiuso il buco lasciato dietro di sé con schiuma espansa e cosparso l'ingresso del tunnel con veleno per topi e acido. Sostanza quest'ultima che cancella anche le tracce biologiche. Infine la galleria era collegata con le fognature della zona, dove la banda era entrata e scappata passando per un tombino nei pressi dell'istituto. Bloccando tutti i tombini del circondario dall'interno con il fil di ferro, per non essere raggiunta. Un colpo da maestri.

I rumori degli scavi? I pochi residenti del palazzo della banca rimasti in città sentivano colpi e vibrazioni da circa cinque giorni. Avevano anche avvertito in filiale e al vicino commissariato. Invano. Fin dal primo intervento agli investigatori dell'anti rapine dei carabinieri è stato chiaro di avere a che fare con professionisti di calibro. Giudizio confermato dal fatto che in un anno di indagini, coordinate dal pm Luigi Luzi, sulla rapina e sui colpevoli non è emerso nulla. Meno di zero. Nonostante le testimonianze e telecamere di sorveglianza. Uno degli operanti arrivati subito dopo il colpo ammette la sconfitta: «Purtroppo sono stati più bravi. Geniali, direi. Anche nel coprire le proprie tracce. Tra l'altro non è stato neppure quantificato il maltolto perché la maggior parte dei beni custoditi nelle cassette non vengono dichiarati... Se li avessi presi, avrei stretto loro la mano». I clienti derubati, che avevano anche creato un gruppo su Facebook per fare fronte comune, stanno ancora negoziando con banca e assicurazione l'entità dei risarcimenti. Qualcuno ha cambiato istituto di credito.

Tutti avevano scelto il caveau di piazza Otto Novembre perché sembrava impenetrabile.

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