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Referendum, D'Alema attacca: "Intimidazioni dal fronte del sì"

D'Alema spara ad alzo zero: "Difendo valori dimenticati da chi lo dirige". Poi l'affondo: "Il populismo dall'alto di Renzi è pericoloso"

Referendum, D'Alema attacca: "Intimidazioni dal fronte del sì"

"Non solo non mi ritengo un pericoloso fomentatore di disordine ma penso di difendere i valori fondamentali del partito al quale sono iscritto, ancorché chi lo dirige li ha dimenticati". Massimo D'Alema lo mette subito in chiaro. E lo fa, pur senza mai nominare Matteo Renzi, durante un appuntamento importante per il dibattito sul referendum costituzionale: l'iniziativa delle fondazioni Magna Carta e Italianieuropei per una riforma della costituzione alternativa a quella del ddl Boschi. "Per il Sì c'è uno schieramento abbastanza vasto - denuncia - e capita di avvertire un clima di paura e intimidazione per il quale chi non è d'accordo si deve sentire colpevole di spingere il Paese verso il baratro".

Che a D'Alema non piaccia la riforma della Costituzione che porta il nome del ministro Maria Elena Boschi è cosa ormai nota. Le divisioni con Renzi si sono acuite di settimana in settimana e la frattura è pressoché insanabile. Tanto che tra i tanti che marciano per il "no" al referendum l'ex premier è sicuramente alla testa del corteo. Va detto che, all'interno del Partito democratico, è in buona compagnia. Anche se la minoranza dem non ha ancora avuto il coraggio di rompere definitivamente con il segretario-premier, non è affatto detto che non ci riserverà soprese al momento di votare sul ddl Boschi. Per D'Alema la riforma è "sbagliata" perché "non supera il bicameralismo" ma "lo mantiene con una sorta di Camera di serie B". Ed è certo che "la vittoria del No", che lui stesso auspica, non avrà "gli effetti catastrofici annunciati né il precipitare della crisi politica". E avverte: "Non lo stesso si può dire in caso di vittoria del Sì che, sulla spinta plebiscitaria, potrebbe dare la tentazione di ricorrere alle urne. La vittoria del 'no' è una garanzia in sé".

All'iniziativa promossa dalle fondazioni Italianieuropei e Magna Carta, sono presenti, tra gli altri, l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini, il costituzionalista Stefano Rodotà, i deputati della minoranza Pd Davide Zoggia e Danilo Leva, il capogruppo della Lega alla Camera, Massimo Fedriga, il deputato del Carroccio Giancarlo Giorgetti e il deputato, fondatore del movimento Possibile, Pippo Civati. "Se una riforma invece di far fare un passo avanti, fa fare un passo indietro al Paese - ha tuonato il senatore di Idea Gaetano Quagliariello - bisogna votare No". Per D'Alema, poi, non è deleteria solo la riforma in sé, ma anche il significato con cui Renzi sta caricando il referendum.

"'Cacciamo i politici' come slogan del capo dei politici è inquietante - accusa l'ex premier - il populismo dall'alto è molto più pericoloso del populismo del cittadino comune".

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