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Referendum e ius culturae: due bombe a orologeria piazzate sotto il governo

Referendum e ius culturae: due bombe a orologeria piazzate sotto il governo

Maggioranza giallorossa al primo scoglio di governo. Anzi, due. Intanto, il pressing leghista per il ritorno alle urne con la richiesta di referendum sulla legge elettorale. Nella giornata di ieri, il vicepresidente di Palazzo Madama, Roberto Calderoli, alla guida di una delegazione di otto Consigli regionali di centrodestra ha depositato in Cassazione il quesito con cui si chiede di abrogare la quota proporzionale del Rosatellum in favore di una nuova legge completamente maggioritaria, già ribattezzata Popolarellum, di stampo anglosassone, che agevolerebbe il ritorno al bipolarismo (o tripolarismo).

La strategia è presto detta: una volta pronunciatasi la Corte Costituzionale, la palla passerebbe alle Camere che si troverebbero di fronte alla scelta di formalizzare la legge, contro i propri interessi, o rispedire al mittente la volontà popolare. Ipotesi, quest'ultima, su cui Calderoli - convinto dell'esito del referendum - invoca la minaccia di un ritorno dei «forconi». E se da un lato vi è l'escamotage di Salvini per agitare le acque tra Pd e M5s, d'altro canto sull'ottobre caldo dell'esecutivo c'è anche il rischio del fuoco amico. Si prepara a destare tensioni la ripresa della discussione sullo ius culturae, il provvedimento con cui si intende riconoscere la cittadinanza italiana al minore straniero entrato nel Paese entro i 12 anni di età il quale abbia regolarmente completato un ciclo di studio o frequentato un percorso formativo professionale o di istruzione. Nelle scorse ore, il sottosegretario Pd allo Sviluppo Economico, Alessia Morani, aveva tradito qualche dubbio in un post su Facebook, chiedendo di rimandare il dibattito considerato un «errore», dichiarazioni affatto apprezzate dai Dem. Il ministro e capo politico dei pentastellati, Luigi Di Maio, non nasconde intanto il tentativo di bloccare il via libera al provvedimento, definito diplomaticamente «non una priorità» anche dal presidente M5s della commissione Affari costituzionali, Brescia. Una legge sulla cittadinanza rappresenterebbe di fatto un boomerang per il governo a trazione anti-Lega, consegnando l'argomento immigrazione come cavallo di battaglia elettorale a Matteo Salvini, che è tornato a rincarare la dose sulla ripresa degli sbarchi.

Il tema, divisivo all'interno del Pd, rischia di generare un solco fra le forze di maggioranza, con Leu che minaccia lo strappo e le opposizioni ricompattate, da Forza Italia a Giorgia Meloni che chiama a raccolta Fdi in Piazza Montecitorio.

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